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Ciclismo, è l'anno dei gregari La Roubaix va a un comprimario

Dopo Sanremo e Fiandre anche la Roubaix va a un comprimario. Vince Van Summeren. Per lo svizzero Fabian Cancellara un ennesimo piazzamento. Lo "Spartacus" del ciclismo è secondo. Ballan (6°) non lo aiuta e l'Italia digiuna ancora

Ciclismo, è l'anno dei gregari  
La Roubaix va a un comprimario

Stavolta Spartacus ci resta di polvere. Ne mangiano tutti tantissima, nella versione pre-estiva della Parigi-Roubaix, ma alla fine il più conciato è proprio il più forte, il locomotore svizzero Fabian Cancellara, che per pretesa personale parte sempre nel ruolo di imbattibile. A vincere è il belga Van Summeren, pennellone di 1,98 che sembra svegliarsi soltanto sulla pietra viva di questa corsa, dove bene o male si piazza sempre, mentre per il resto può vantare solo due tappe al Giro di Polonia in sette anni di carriera. Rimasto in testa a lungo in un gruppetto di comprimari, questo "Van" è molto bravo ad allungare nell'ultimo tratto feroce di mulattiera, il mitico Carrefour de l'arbre, a 17 dal traguardo. Non lo riprendono più. Mentre taglia il traguardo a mani alzate nel celeberrimo velodromo, nessuno può però impedirsi di pensare che questo 2011 si sta rivelando l'anno d'oro dei signor nessuno: Goss a Sanremo, Nuyens al Giro delle Fiandre, ora Van Summeren alla Roubaix, tutto un festival di gregariume al settimo cielo.

Casualmente, alle spalle di questi maggiordomi c'è sempre lui, l'ex imbattibile Cancellara. Secondo a Sanremo, terzo al Fiandre, ancora secondo a Roubaix. Certo è un chiaro segno di forza, ma letto come dev'essere letto è anche un chiaro segno che qualcosa non funziona più. Rispetto al passato, Cancellara continua imperterrito a inventarsi tirate paurose in testa al gruppo, seviziando con la sua andatura disumana la resistenza degli avversari, ma non ha più il colpo del ko. Nella Roubaix che dovrebbe servirgli per infliggere la tremenda vendetta, dopo la velenosa sconfitta al Fiandre, si fa trovare puntualissimo nei momenti giusti, sui tratti più difficili del pavè e anche nelle zone finali di asfalto liscio. Gli attacchi non si contano neppure. Ma gli altri, e per altri questa volta s'intendono l'iridato Hushovd e il nostro Ballan, lo stoppano regolarmente con altrettanta puntualità. Ma siccome lo svizzero non è tipo da accettare agevolmente attentati al proprio narcisismo, ecco che a 30 chilometri dalla fine si rialza di colpo e va a comunicare la sua decisione: visto che non mi date cambi, non si va a riprendere i fuggitivi. Perdo io, ma perdete anche voi. Guerra aperta. Dopo aver subito terribili attacchi, Hushovd e Ballan non sono così gonzi da piegarsi alla minaccia. Sanno che collaborare con Cancellara significa depositare il capino sulla ghigliottina, che poi lui impietosamente azionerà. Dunque, nessuna collaborazione con il tracotante dominatore. Se vuole, visto che è così forte, faccia da solo. Del resto, non possono dimenticare le evangeliche parole con cui lui stesso ha preparato la sfida: «Mi solletica questa cosa che corrono tutti contro di me. Domenica è meglio se si allacciano le cinture di sicurezza…».

Di fronte a tanta umile diplomazia, non ci si può certo stupire se poi gli altri davvero corrono sulla difensiva. Chi si spaccia per Merckx, deve fare il Merckx. Cioè vincere da solo. Fino all'anno scorso Cancellara riusciva, quest'anno non più. Nel finale tenta lo stesso l'attaccone in solitudine, lasciando l'odiata concorrenza e andando a cogliere il posto d'onore, ma il gesto ha più il sapore della ripicca permalosa che della strategia raffinata. Per quanto poi faccia il sorridente, ai suoi livelli il secondo posto non è un "piazzamento d'onore", ma una solenne bocciaura. Come a Sanremo, come al Fiandre. Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi fanno una prova: a forza di correre da sprezzante superuomo, da "Spartacus" invincibile, Cancellara sta buttando al macero il periodo più florido della propria carriera. Dietro di lui, poco dispiacere e molti sorrisi di compiacimento: anche nel ciclismo, chi semina vento raccoglie tempesta.

Breve aggiornamento finale sul nostro memorabile digiuno nazionale: nonostante l'attentato di Ballan, che corre una bella Roubaix alle calcagna del superuomo emmenthal e alla fine si piazza sesto, teniamo duro. Non vinciamo una classica dall'ottobre 2008 e non si vede come possiamo vincerne una a breve. Abbiamo tutte le carte in regola per resistere ancora a lungo.

Il record dei cent'anni appare sempre più alla nostra portata.

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