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Cile, la tragedia dei dispersi Nessuno sa quanti sono

Il primo giorno di speranza si è affacciato ieri timidamente su un Cile colpito duramente dal terremoto di venerdì notte e sorpreso da uno tsunami che ha cancellato paesini affacciati su centinaia di chilometri di costa. Dopo le titubanze iniziali la macchina dei soccorsi e degli aiuti è riuscita finalmente a raggiungere le due regioni più colpite del Maule e del Biobío ed ha portato un primo ristoro ad una popolazione che è stata in alcuni casi tre giorni senza casa, acqua, viveri, elettricità o notizie.
Simbolo involontario della situazione, è divenuta ieri l’immagine del segretario di stato statunitense Hillary Clinton che, in visita al Paese, ha consegnato alla presidente Michelle Bachelet 26 telefoni satellitari, oltre a tonnellate di aiuti umanitari. Il governo userà infatti i cellulari per poter ristabilire contatti con zone rimaste per giorni tagliate letteralmente fuori. La maggior parte si trovano sulla costa, dove ci si aspettano i danni maggiori e dove si temono le perdite umane più ingenti.
Mancano però dati chiari sul numero delle vittime. Il conteggio ufficiale ne annoverava ieri 795, ma le immagini diffuse dalla Tv de Chile suggeriscono che il bilancio possa essere ancora peggiore. Il terremoto di venerdì notte ha infatti sorpreso molti cileni sulla costa, nel loro ultimo fine settimana di vacanze prima della fine dell’estate. La paura è che molti siano rimasti sotto il fango e le macerie di note località balneari come Constitución, la più famosa, grande e, purtroppo, anche la più danneggiata. I soccorritori, arrivati solo ieri in mattinata, hanno già radunato nello stadio circa 200-250 corpi, mentre altre due o trecento persone mancherebbero all’appello, secondo dati della Tv nazionale. Difficile però fare ancora una stima del disastro. Un pompiere spiegava ieri che per finire il lavoro di ricerca nella cittadina di cinquantamila abitanti «sarà necessaria almeno una settimana lavorando dalla mattina alla sera».
Mentre l’esercito distribuiva i primi viveri i pompieri cercavano inoltre superstiti anche attorno all’isolotto di Orrego, situato sulla foce del fiume Maule che arriva al mare proprio a Constitución. Lì otto persone, che erano accampate per celebrare una festa per la fine dell’estate, si sono salvate salendo su un alto albero, ma un numero imprecisato sarebbe stato trascinato via da un’onda di 10 metri arrivata pochi minuti dopo il terremoto. C’è chi parla di decine o forse addirittura di centinaia di dispersi. E la situazione è simile su tutta la costa del Maule, del Biobío e anche in parte di quella della regione più a nord, O’Higgins.
La rabbia degli abitanti dell’isola Robinson Crusoe è però, se possibile, ancora maggiore. Il sindaco affermava ieri che tutti gli abitanti si sarebbero potuti salvare (8 sono morti e 9 sono dispersi) se fossero stati avvisati in tempo. Sull’isola, distante più di 600 chilometri dalla costa, le onde anomale «sono arrivate 45 minuti dopo che sul continente», ha ricordato il primo cittadino.
Il governo ha per il momento messo da parte le polemiche sul mancato avviso di tsunami per costa e isole e sul ritardo nel far partire lo stato di emergenza e gli aiuti. «Non sto cercando responsabili» ha detto ieri il ministro degli Interni Edmundo Yoma, «adesso l’importante è fare arrivare cibo alla gente».
A Concepción, la seconda città del Cile con 200mila abitanti, l’episodio più positivo: 79 superstiti sono stati estratti dalle macerie di un palazzo crollato, insieme con sette cadaveri. Il ferreo coprifuoco ha riportato lunedì notte la calma in una città devastata dai saccheggi. I carri armati, le jeep e le moto dell’esercito che pattugliavano le strade sono state accolte spesso con applausi dalla gente, infuriata per le ondate di furti nelle case. In tutta la provincia sono stati 85 gli arresti nella notte di lunedì per furto durante il coprifuoco, esteso ieri per diciotto ore, a partire dalle 6 del pomeriggio. Grazie alla calma, l’esercito ha cominciato ieri pomeriggio a distribuire i primi viveri, mentre inizia a ristabilirsi a poco a poco l’elettricità e, più lentamente, la somministrazione dell’acqua.

A quattro giorni dal più esteso terremoto che ha colpito il Paese, il Cile ricominciava ieri recuperare la speranza.

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