Nautica

In Cina cresce veloce anche la nautica. Grazie al made in Italy

L’INTERNATIONAL BOAT SHOW SHANGAI Albertoni (Ucina): "Il mercato è nuovo, non aspettiamoci grandi numeri. E alle nostre aziende consiglio prudenza"

In Cina cresce veloce anche la nautica. Grazie al made in Italy

«Un salone fantastico in una struttura straordinaria». Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica, parla al telefono da Shangai. Ha appena partecipato, con le autori­tàlocali, all’inaugurazionedel17˚ China International Boat Show che chiuderà i battenti domani. In effetti la rassegna - prevalen­temente della componentistica e della piccola-media nautica - è stata trasferita nell’area Expo 2010 dove, aggiunge Albertoni, «oltre al polo fieristico di prim’or­dine, si stanno insediando impor­tanti aziende multinazionali ». E il pensiero corre al totale degrado del Villaggio Olimpico di Torino... «Qui pianificano tutto: gusti, consumi, mode, tendenze. Un fat­to, se vogliamo, per noi anacroni­stico », è la riflessione di Albertoni.

Sta di fatto che la Repubblica po­polare ha scoperto da poco la nau­tica e, come avviene in altri com­parti, la fa crescere rapidamente. Un business di Stato che, forse, po­trà creare qualche problema in più all’industria nautica europea. «Credo che i cinesi - continua il capo di Condindustria Nautica ­approfittando della profonda cri­si in cui versano Europa e Stati Uni­ti, si siano resi conto di avere in ca­sa qualche milione di potenziali consumatori di un certo livello e di conseguenza si sono inventati operazioni di real estate. Si molti­plicano a vista d’occhio, infatti, le costruzioni di villette, alberghi, campi da golf e porti turistici. Ma questo non basta: occorrono scuo­le per la formazione professiona­le dei marinai e degli equipaggi».

Asia Pacific, quindi, mercato del futuro? «In ogni caso - dice Al­bertoni - consigliamo alle nostre aziende molta prudenza. La pre­senza della massima espressione del made in Italy è importante, ma non possiamo ipotizzare, almeno per ora, un mercato che occupi i vuoti lasciati dalla crisi europea. Non aspettiamoci grandi numeri. Per quanto i cinesi siano veloci, oc­corrono dai cinque ai dieci anni per parlare di quote di mercato im­portanti. Per ora portiamo qui le nostre barche, che racchiudono il meglio del saper fare italiano: dal design all’arredamento, dal tessi­le alla tecnologia. Questo sapere, consolidato in anni di impegno e capacità imprenditoriale, potrà contribuire in maniera importan­t­e allo sviluppo della cultura nauti­ca in Cina. Con il grande lavoro che stiamo facendo, spero che le aziende nautiche non facciano gli errori di altri comparti dell’indu­stria, arrivati tardi in un mercato già formato e orientato su altri Pae­si. Noi siamo qui per monitorare un nuovo mercato e coglierne su­bito tutte le opportunità».

Intanto l’«Italian Pavilion»ospi­ta ben 15 espositori italiani: Adra­gna Yacht Design Studio, Aprea­mare, Besenzoni, Can Sb Marine Plastics, Cciaa La Spezia - La Spe­zia Euroinformazione & Sviluppo - Cms, Comar Yachts, Hi Tech In­ternational (Martin Enginee­ring), Media Ship Charter, Mylius Yachts, Pfa (architetto Floris & Giommi associati), Scoprega (Ningbo Bravo), Sistema Walcon, Tecnicomar, nonché lo stand isti­tuzionale della collettiva Ucina cui partecipano Bcm Illuminazio­ne, Lomac Nautica, Nemo Indu­strie e Veleria San Giorgio.

Il mercato nautico cinese, di cui il China International Boat Show di Shangai costituisce il più signifi­cativo punto di riferimento, rap­presenta oggi un’interessante op­portunità per le aziende italiane. Un recente studio del’Ice, infatti, proietta la crescita costante della nautica in Cina, partita nel 2005, a un valore di 20 miliardi di dollari entro il 2020. Con una cultura nau­tica ancora agli albori, ci si aspetta che gli yacht, soprattutto quelli di grandi dimensioni, entrino velo­cemente a far parte dello stile vita delle classi cinesi più abbienti (si stima che i cosiddetti high-net­worth individuals siano oggi circa 500mila con una proiezione a 788mila entro il 2013) e che, di con­seguenza, crescano altrettanto ve­locemente gli investimenti per lo sviluppo delle necessarie infra­strutture. Con ricadute positive per l’industria nautica italiana. Nelle scorse settimane, com’è noto, Ucina ha siglato due proto­colli d’intesa con il Department of Industry and Information Tech­nology della Provincia di Hainan e la Commerce Commission Tianjin Binhai New Area.

Più in particolare il primo accordo pre­vede la consulenza di Ucina per l’organizzazione di un nuovo salo­ne nautico, il supporto alle autori­tà locali per lo studio della regola­mentazione tecnico- giuridica del­le imbarcazioni e delle navi da di­porto, comprese quelle destinate ad uso commerciale (charter).

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