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Cina, decine di uighuri "scomparsi"

Decine di persone della minoranza uighura risultano scomparse dopo i disordini interetnici nello Xinjiang. Lo denuncia l'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch

Cina, decine di uighuri "scomparsi"

Roma - Decine di persone della minoranza uighura risultano scomparse in Cina dopo i disordini interetnici nella provincia dello Xinjiang dello scorso luglio. Lo denuncia l'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw), basata a New York. In un rapporto di 44 pagine sulle sparizioni, Hrw annuncia di aver contato 43 casi di persone scomparse, anche bambini. Ma il direttore per l'Asia Brad Adams ha affermato che "si tratta solo della punta di un iceberg".

Citando testimonianze di abitanti dello Xinjiang, Hrw ha affermato che le autorità cinesi avevano circondato e isolato, il 6 e 7 luglio scorsi, interi quartieri del capoluogo regionale Urumqi, arrestando tutti gli uomini che non erano a casa loro durante le sommosse e i feriti. "Hanno detto a tutti di uscire di casa, hanno detto alle donne e agli anziani di farsi da parte e tutti i maschi fra i 12 e i 45 anni sono stati allineati contro un muro", ha raccontato una donna citata da Hrw.

Alcuni uomini - ha aggiunto - sono stati obbligati a mettersi in ginocchio, le mani dietro la schiena legate a bastoni, altri sono stati fatti sdraiare per terra con le mani sul capo". Adams ha invitato Stati Uniti, Unione europea e la comunità internazionale a esercitare pressioni sulla Cina perché siano date "risposte chiare su cosa è successo a chi è scomparso nello Xinjiang". L'organizzazione ha anche criticato gli uighuri, per il ruolo da loro svolto nella violenta manifestazione del 5 luglio a Urumqi in cui morirono quasi 200 persone, in maggioranza Han (cinesi).

E la dissidente in esilio Rebya Kadeer ha denunciato da Tokyo, dove si trova per una serie di conferenze, l'esecuzione di nove uighuri dopo i disordini. "Degli 11 uighuri condannati a morte, nove sono stati giustiziati" ha detto Kadeer . A metà ottobre le autorità dello Xinjiang avevano pronunciato 12 condanne a morte dopo i moti che all'inizio di luglio avevano insanguinato con 197 morti Urumqi, la capitale della provincia. Tra le vittime la maggior parte erano di etnia Hans, la principale in Cina ma minoritaria nel Xinjiang, dove sono maggioritari gli uighuri musulmani e turcofoni. Kadeer, che ha anche rinnovato il suo appello a negoziare con Pechino, ha detto che "secondo informazioni in nostro possesso, oltre 10 mila uighuri sono stati arrestati e incarcerati tra il 5 luglio e il primo ottobre... ma quanti siano davvero i morti e quanti siano ancora in prigione, nessuno lo sa".

La dissidente vive negli Stati Uniti dal 2005, dopo la liberazione da una prigione cinese e milita in favore dei diritti degli uighuri, denunciando la repressione di Pechino nei loro confronti. 

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