Economia

La Cina sgambetta i big del lusso

La crisi dei consumi colpisce il gruppo britannico e trascina al ribasso anche i titoli di Ferragamo e Moncler

La Cina sgambetta i big del lusso

La Cina fa lo sgambetto alla Burberry di Christopher Bailey, il direttore creativo che ha preso le redini della società dalla manager Angela Ahrendts 18 mesi fa. Ieri l'azienda britannica famosa per i suoi trench ma completamente rinnovata nella gamma e nei punti vendita grazie alla creatività della Ahrendts, da qualche tempo passata ai vertici del marketing in Apple, ha comunicato di aver registrato, nel primo semestre, ricavi per 1,11 miliardi di sterline contro gli 1,16 miliardi attesi degli analisti. Inoltre nel secondo trimestre, da luglio a fine settembre, le vendite sono aumentate solo dell'1% contro il +10% dello stesso periodo dell'anno precedente.

Non a caso si tratta proprio del trimestre in cui la crisi finanziaria cinese è esplosa con tutta la sua violenza trascinando al ribasso alcune aziende del lusso molto esposte su quel mercato. Il risultato per Burberry, che ha il 30% del fatturato legato al mercato cinese, è stato devastante. Tanto che in Borsa, a Londra è stata una giornata da dimenticare con il titolo sceso del 10 per cento.

Le conseguenze però si sono fatte sentire anche in Italia. Infatti, come Burberry, anche Ferragamo (ieri -3,56% a Piazza Affari) è molto esposta al mercato asiatico che contribuisce per circa il 35% ai suoi ricavi. Partendo da questa considerazione, gli analisti di Equita hanno avvertito che si aspettano per l'azienda italiana un fatturato per il terzo trimestre piatto rispetto al +2 per cento del secondo trimestre.

Gli analisti prevedono inoltre un ebitda per il terzo trimestre in flessione dell'8% su base annua a 55 milioni e hanno tagliato le previsioni di fatturato dell'intero esercizio del 2% a 1,425 miliardi e del 2016 del 3% a 1,519 miliardi. Per conseguenza è stato ridotto anche il «target price» sul titolo da 29 a 27,2 euro. Debole anche Moncler, come Burberry e Ferragamo, molto esposto in Cina che ieri ha perso il 2,1%: in tre mesi la perdita si aggira intorno al 13 per cento.

Quanto a Burberry, le vendite al dettaglio e nei grandi magazzini sono scese del 2% in Asia (-6% al netto degli effetti di cambio), compensate in altre regioni.

«Il deterioramento del contesto esterno nel primo semestre ha pesato sulla domanda dei prodotti di lusso in alcuni dei nostri mercati strategici - ha spiegato Bailey -. I piani per le festività natalizie ci mettono in una posizione favorevole per rilanciare le vendite nel secondo semestre, un periodo fondamentale per il gruppo».

La società però ha già preso alcune contromisure come, ad esempio, il taglio dei bonus e degli incentivi ai manager per un importo pari a 30 milioni di sterline, ossia circa 35 milioni di euro. Il taglio vale anche per lo stipendio di Bailey che, lo scorso anno, ha incassato circa 8 milioni di sterline, quasi 9 milioni di euro.

Secondo gli analisti la luna di miele tra il gruppo e il suo giovane, 44 anni, e ben remunerato manager è già finita.

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