Cronaca locale

Una cittadella dei ragazzi per battere droga e disagio

Don Mazzi: «I giovani sono viziati ma la repressione non serve, bisogna coinvolgerli»

Don Antonio Mazzi lancia l’allarme sul disagio giovanile: presto la questione degli adolescenti esploderà, come il problema del bullismo e delle scuole. Questioni che non possono certo essere risolte con 500 agenti in più. Anzi, non solo la repressione istituzionale, secondo Don Mazzi, è inutile ma peggiora la situazione, creando ai ragazzi un ulteriore shock. Il fondatore di Exodus propone al Comune la sua soluzione: ricreare la città dei ragazzi, le comunità autogestite e integrate create alla fine degli anni ’70.
Milano è stata la prima in Italia a creare comunità integrate di recupero, quella del parco Lambro nata con Don Verzè ed «ereditata» proprio da Don Mazzi, come lui stesso ha raccontato ieri davanti alla commissione tossicodipendenze di palazzo Marino. «Nella mia esperienza, iniziata proprio alla città dei ragazzi di Ferrara, ho imparato che non serve la repressione, perché gli adolescenti sono iconoclasti, si oppongono cioè alle istituzioni, al contrario serve loro provare l’avventura, vivere delle esperienze che li coinvolgano sotto tutti gli aspetti, come può essere la vita in una comunità, che sia rigorosamente aperta e non, questo l’aspetto più importante, emarginata dalla realtà - avverte il Don. Ai miei ragazzi faccio fare parapendio, percorsi di sopravvivenza, esperienze sportive ad alto rischio che “esorcizzino” il delirio di onnipotenza e immortalità. Gli adolescenti hanno bisogno, insomma, di provare paura e di misurarsi con i propri limiti. I ragazzi di oggi - continua don Mazzi - sono viziati e codardi, anche se, per altri versi, non hanno paura di morire, se non trovano delle soluzioni ai loro problemi optano sempre più spesso per il suicidio».
Il progetto che il prete propone al Comune si ispira a questa filosofia: centri di aggregazione giovanili speciali, con educatori e animatori che sottopongano i ragazzi ad allenamenti sportivi, li portino sul campo, a fare parapendio, arrampicate, sport estremi, che insegnino loro qualche lavoro, a suonare uno strumento, a cucinare, a cavarsela da soli. La struttura pensata dal fondatore di Exodus, «deve essere pensata anche per ospitare ragazzi anche per brevi periodi, ragazzi che scappano di casa, che hanno problemi con la scuola, con la droga che desiderino vivere lontani da casa per un periodo».
L’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli ha già detto di sì: «Sono molto interessata alla proposta di Don Mazzi e ritengo che l’esperienza pluriennale maturata sul campo sia un valore aggiunto che Milano non può perdere. Non solo - ha aggiunto - nella nostra città esistono già alcuni servizi e strutture di questo tipo che vanno messi in rete, per funzionalizzare e sfruttare tutte le potenzialità.

Sono d’accordo con Don Mazzi anche sul metodo e sull’impostazione educativa che propone».

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