Incongruenze, dubbi e una versione che convince poco. Ieri è stato nuovamente interrogato nella caserma dei carabinieri di Civita Castellana, dove era stato trattenuto nella notte, Francesco Venanzi, 36 anni, compagno della donna uccisa mercoledì con alcuni colpi di arma da taglio alladdome nella camera da letto della sua abitazione, sotto gli occhi della figlioletta di pochi mesi.
Gli inquirenti lo hanno sentito per far luce su alcune contraddizioni che sarebbero state rilevate nelle dichiarazioni rese precedentemente. Luomo, infatti, ha detto di aver trovato la moglie in un bagno di sangue, già morta, con accanto la figlia che piangeva disperata, al suo rientro dal lavoro e di aver chiamato immediatamente prima il 118 e poi i carabinieri. Ma il suo racconto non concilierebbe, almeno in parte, con lorario in cui, secondo il medico legale, sarebbe avvenuto il decesso: tra le 13 e le 13,30 di mercoledì. Cioè pochi minuti prima del suo rientro in casa. Le indagini proseguono anche per trovare larma del delitto, che finora non è stata ancora identificata.
Il pm Renzo Petroselli, titolare dellinchiesta, è in attesa dei primi risultati dei rilievi compiuti dai carabinieri del Ris, che dovrebbero essere consegnati entro oggi. Intanto questa mattina alle 10 il magistrato affiderà anche lincarico dellesame autoptico sul corpo della vittima. I medici legali dovranno appurare se la donna sia morta direttamente a causa dei colpi di arma da taglio che le sono stati inferti o se, come ha ipotizzato il medico legale che per primo a ispezionato il cadavere, per dissanguamento. Gli inquirenti attendono risposte anche sul tipo di arma usata dallassassino che non sarebbe un coltello, ma un altro oggetto metallico tagliente che non è stato ancora trovato. Il padre della trentenne ieri ha continuato a ripetere agli amici: «Io so come è andata. Spero solo di sbagliarmi».
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