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Clima, la Cina agli Usa: "Aumentare tagli a Co2"

La Cina invita Obama ad aumentare l’offerta di taglio delle emissioni inquinanti. Paesi Ue pronti a varare un piano di aiuti da due miliardi l'anno dal 2010 al 2012. Sarebbe il "contributo" per aiutare i Paesi in via di sviluppo per varare misure contro il riscaldamento globale

Clima, la Cina agli Usa: "Aumentare tagli a Co2"

Copenaghen - La Cina ha chiesto al presidente Usa, Barack Obama, di aumentare l’offerta di taglio di emissioni inquinanti e ha indicato anche una disponibilità al negoziato perché si arrivi a un risultato concreto nel summit di Copenaghen. Nel frattempo i capi di stato e di governo dell'Unione europea si stanno muovendo nella direzione di un accordo per concedere un aiuto immediato di due miliardi per anno dal 2010 al 2012 ai Paesi poveri per fronteggiare le misure contro il riscaldamento climatico.

Le tensioni tra ricchi e poveri La conferenza sul clima è entrata nel terzo giorno in un’atmosfera tesa, con i negoziati appena cominciati ieri e già minacciati dall’ira dei Paesi più poveri contro un presunto tentativo del mondo ricco di accaparrarsi la regia della lotta al clima. A far scoppiare il caso è stata ieri una bozza - riservatissima - di un testo stilato dalla presidenza danese del summit, che fisserebbe al 2050 diritti di emissione pro-capite doppi per i Paesi sviluppati rispetto a quelli meno industrializzati. Per gestire il meccanismo, il processo decisionale passerebbe dall’Onu a un club non ancora precisato di Paesi ricchi. "Una grave violazione che minaccia il successo del processo negoziale" ha messo subito chiaro il delegato sudanese Lumumba Stanislas Dia Ping a nome del G-77, ovvero la coalizione di 130 Paesi in via di sviluppo.

La Danimarca smnorza La Danimarca ha negato l’esistenza di un "testo segreto" per un accordo, ha precisato che ci sono solo "bozze di lavoro". Ma il danno è fatto e il vertice sembra destinato a continuare sotto il segno della sfiducia dei Paesi poveri. Sempre ieri, a un presidente della Commissione Ue molto realista e convinto che non ci sarà un trattato a Copenaghen, ha tentato di fare da contrappeso il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, che si aspetta "un accordo solido, che entri immediatamente in vigore". José Manuel Barroso da parte sua ritiene fattibile un’intesa di massima anche con obiettivi importanti, ma un testo vincolante "non è possibile, non è stato preparato, ci sono alcuni partner che non sono pronti", Cina e India in particolare.

La richiesta cinese Il capo negoziatore del gigante asiatico al vertice sul clima dell’Onu, Xie Zhenhua, ha assicurato infatti che che Pechino vuole giocare un ruolo costruttivo nel summit, il cui successo dipende in larga parte dall’accordo con Washington (considerato che i due Paesi emettono insieme il 40 per cento dei gas serra). "Spero davvero che il presidente Obama possa portare un contributo concreto a Copenaghen", ha detto Xie. Secondo la Cina, inoltre i Paesi ricchi devono tagliare i gas serra di almeno il 25-40 per cento entro il 2020. E Pechino "valuterà" l’obiettivo globale di dimezzare le emissioni entro il 2050. Quanto al contributo da destinare ai paesi più poveri per aggiornare le proprie tecnologie, secondo Xie non bastano 10 miliardi all’anno per il triennio fino al 2012.

Dati allarmanti Intanto l’organizzazione metereologica mondiale (Omm) ha messo sul piatto nuovi dati allarmanti sul riscaldamento del pianeta: il decennio 2000-2009 sarà il più caldo da quando l’uomo ha cominciato a registrare le temperature in modo sistematico, quindi dal 1850.

Il rapporto ha fatto il giro del mondo e rilanciato il dibattito sull’attendibilità delle previsioni, anche sull’onda del "Climategate", l’affaire dei climatologi accusati di manipolare i dati sui pericoli da surriscaldamento del pianeta.

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