Cultura e Spettacoli

«COLIANDRO», ECCO UNO SBIRRO VERO

Dopo tante titubanze e perplessità sono ora in onda le quattro puntate de L’ispettore Coliandro (martedì e giovedì su Raidue, ore 21), nate dalla penna del giallista Carlo Lucarelli e tenute nei magazzini della Rai per il carattere «politicamente scorretto» del poliziotto interpretato da Giampaolo Morelli. L’ispettore Coliandro è infatti un tipo agli antipodi rispetto al modello ideale che si presume debba incarnare un agente in divisa: dice qualche parolaccia di troppo, fa di testa sua nelle indagini, manda a quel paese gli extracomunitari ai semafori, appare sovente impacciato (e non solo con le donne), è un incallito gaffeur, non è un campione di correttezza e in qualche occasione lascia a desiderare anche sul versante della prontezza intuitiva. È uno di quei personaggi, insomma, in cui i difetti superano i pochi pregi (simpatia e buon cuore, stringi stringi) e che è comprensibile suscitino qualche presa di distanza da parte dei vertici della nostra Polizia, in un periodo in cui un po’ tutte le Istituzioni a tutela dell’ordine pubblico si sentono ormai in dovere di mettere il naso nel modo in cui agenti, commissari, carabinieri e brigadieri vengono rappresentati nelle fiction. E se la rappresentazione non è «di gradimento», qualche lamentela si leva e qualche bastone tra le ruote viene messo. All’estero non avviene così e le fiction imperniate su agenti e commissariati prendono il corso deciso dalla fantasia degli sceneggiatori, dando spesso luogo a personaggi coi quali, anche se dotati di una divisa, non andresti tanto facilmente nemmeno a prendere un caffè. Eppure appaiono più realistici e interessanti di tante caratterizzazioni perbeniste e talvolta mielose che affollano le nostre fiction. Detto questo, L’ispettore Coliandro è uno di quei lavori riusciti a metà, in cui regia e protagonisti sono sempre costretti a cercare il non facile equilibrio tra gli aspetti macchiettistici e la sostanza realistica che deve essere propria di ogni indagine che si rispetti. A volte non capisci cosa vuol essere per davvero Coliandro: se soltanto un ispettore sui generis, un uomo con tutti i suoi limiti esposti con sincerità e ironia, oppure un abbozzo di personaggio comico che punta su continue smorfie e ammiccamenti per strappare sorrisi e tenerezza.

Il risultato finale di questo continuo rimpallo tra le due anime del personaggio è comunque sicuramente godibile: Coliandro ha la freschezza necessaria per bucare lo schermo, la serie si stacca con originalità dalla produzione media di questo genere di fiction e anche gli attori di contorno, da Veronica Logan a Enrico Silvestrin, da Jacelyn Parry a Cecilia Dazzi, sanno calarsi bene in questo atipico noir diretto dai Manetti Bros e ambientato a Bologna.

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