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Colle, duro scontro tra Di Pietro e Bersani Berlusconi attacca: Pd ammanettato all'ex pm

L'ex pm attacca il Colle: "L'arbitro non ha fischiato il fallo". Cicchitto: "Troglodita, ignora l'abc della libertà". Il vescovo Mogavero: "Scorretto cambiare le regole del gioco". Ma la Cei lo scarica subito. Berlusconi: Pd ammanettato a Di Pietro

Colle, duro scontro tra Di Pietro e Bersani
 
Berlusconi attacca: Pd ammanettato all'ex pm

Roma - Dopo aver ipotizzato l'impeachment del capo dello Stato, Antonio Di Pietro attacca chi lo critica e se sfuma i toni (non la sostanza), insististe mettendo in difficoltà il Pd in vista della manifestzione anti-decreto di sabato prossimo ed è scontro con Bersani. "Ho letto i giornali - afferma - e ho assistito all'ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese". "Tutti - aggiunge - hanno detto che questo provvedimento (il decreto salva-liste, ndr) è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo". Secondo il presidente dell' Italia dei Valori, si tratta di un provvedimento "oltre che dannoso, inutile, perché non c'era bisogno di un decreto per riammettere le liste Polverini e Formigoni. Si doveva avere l' umiltà e l'accortezza di aspettare l'esito del lavoro dei giudici, cioé di rispettare le regole". "La strada principale per mandare a casa questi golpisti - ha aggiunto Di Pietro - è il voto: è stato superato il senso del limite. Mi spiace constatare che, di fronte ad uno sfregio così evidente alla democrazia, serpeggiano l'ipocrisia e il falso perbenismo di coloro che sostengono che la colpa sia solo di chi ha commesso questo fatto grave lasciando fuori le responsabilità di chi doveva fare il controllore. A me pare - conclude il leader dell'Idv - che sia una coperta troppo corta per giustificare il comportamento del Presidente della Repubblica".

"L'arbitro non ha fischiato il fallo" "L'unico a cui ci possiamo appellare è l'arbitro, come succede in una partita di calcio: se c'è qualcuno che fa fallo l'occhio va direttamente all'arbitro sperando che fischi il fallo. Invece, questa volta, l'arbitro non ha fischiato, perché altrimenti non vinceva l'altra squadra. All'arbitro non tocca stabilire quale squadra vince, ma garantire il rispetto delle regole del gioco". I toni sono sfumati, ma non la sostanza delle critiche al presidente della Repubblica nel blog di Antonio Di Pietro.

Bersani cerca prendere le distanze "Sarebbe sbagliato dare occasione al centrodestra di nascondersi dietro al Quirinale" Pierluigi Bersani, rientrando nella sede del partito a Roma, ha commentato gli attacchi di Antonio Di Pietro al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la firma del decreto salva-liste. E cerca di fermare in qualche modo l'ex pm nel suo scontro con il Colle. "Noi sappiamo bene - ha sottolineato il segretario del Pd - qual è il mestiere del presidente della Repubblica, e quali sono le sue prerogative. La responsabilità di questo decreto è totalmente del governo, e se non teniamo ben fermo questo punto viene meno ogni discorso ragionevole" per quanto riguarda la manifestazione del 13. "Ci sarà un incontro organizzativo con tutte le forze del centrosinistra, e la manifestazione avrà una piattaforma comune che faccia sintesi non solo del centrosinistra ma vada al di là della nostra area. Il turbamento - ha sottolineato ancora il segretario del Pd - é più vasto della nostra area, perché richiama i concetti di democrazia e regole. E infatti in queste ore abbiamo visto un'opinione pubblica sollevata, che noi dobbiamo saper interpretare in modo combattivo e propositivo, perché nel nostro paese ci sono molte forze sane".

Di Pietro replica "Gli amici del Pd, a cominciare da Bersani e Letta, abbiano il coraggio di riconoscere che il Capo dello Stato ha avvallato con la sua firma un comportamento illegittimo e anticostituzionale del governo". Arriva a stretto giro di posta la risposta di Antonio Di Pietro alle critiche del vertice Pd. 

Cicchitto: "Ignora l'abc della libertà" "Siamo stati definiti golpisti per avere ripristinato il diritto al voto di milioni di persone. Ma questo è l'abc della democrazia e della libertà che è del tutto ignorato dal quell'ignorante e troglodita di Di Pietro che é". Lo ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, a Torino per un'iniziativa elettorale. "Spero che mi quereli - ha aggiunto - dandomi la facoltà della prova, in quel vincerei sicuramente la causa".

Bondi deluso dalla sinistra Nella vicenda delle liste "la sinistra ancora una volta ha perso un'occasione per dimostrare di possedere un minimo di saggezza, moderazione, equilibrio", ha aggiunto, sempre a Torino, il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. "E' riuscita persino a mettere in dubbio la legittimità delle decisioni del presidente della Repubblica di cui invece dobbiamo riconoscere imparzialità e sensibilità politica", ha aggiunto Bondi, tra gli applausi del pubblico. "La sinistra - ha detto ancora Bondi - ha scatenato polemiche irresponsabili per un provvedimento del governo che ha semplicemente interpretato norme elettorali esistenti. Forse pensano che l'unico modo di vincere sia quello di escludere gli altri. Ma questa - ha concluso Bondi - non è democrazia, è un modo per acciuffare le vittorie non sul piano dei consensi ma della truffa elettorale".

Monsignor Mogavero si schiera "Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto, perchè si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore". E' quanto sottolinea monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e presidente per gli Affari Giuridici della Cei, in un intervento su Radio Vaticana sul rapporto tra voto elettorale e democrazia.  "La definizione giusta - ha detto monsignor Mogavero ai microfoni di Radio Vaticana - è quella data dal presidente della Repubblica quando ha parlato di un grandissimo pasticcio". "Non credo che in democrazia si possa fare una distinzione fra ciò che sono le regole e quello che è il bene sostanziale, le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma quelle che dettano il binario attraverso cui incamminarci", ha poi spiegato il presidente per gli Affari Giuridici della Cei, sottolineando che siamo di fronte "ad una circostanza nella quale il valore della partecipazione è messo in discussione dalla non osservanza delle regole che sono una garanzia a tutela di tutti". "La democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, perché altrimenti non riusciamo più ad orientarci".

Ma la Cei lo smentisce... "Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale". E' quanto precisa, in una nota, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Domenico Pompili, spiegando che "considerata questa connotazione la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo".

Gasparri: sintonia con i vescovi "Opinioni personali sconfessate dalla Cei vanno considerate tali senza superficiali e affrettate valutazioni. La chiara presa di posizione della Cei sconfessa chi, in altra fase e con posizioni notoriamente di parte, aveva detto cose che sappiamo non essere condivise da chi, nella Chiesa, ha titolo rappresentativo. Chi conosce le cose sa che c'è piena sintonia sulle regole e anche su impegni e programmi per le regioni", dichiara il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

Viola in piazza a Roma "Chiediamo al governo il ritiro del decreto. Da quando è stato varato il decreto c'é stato un tam-tam di sms e di messaggi su Facebook che ha mobilitato migliaia di persone in 48 ore. Non siamo 'smanettoni' ma semplici cittadini". Il leader del Popolo viola, Gianfranco Mascia, ripete le parole d'ordine alla manifestazione in piazza Navona contro il dl salva-voto e in difesa della Costituzione. "Oggi qui siamo più di 5.000 persone - ha detto - e altre 1.500 sono connesse in streaming contemporaneamente, alternandosi continuamente". Mascia ha chiesto a Berlusconi di "badare ai sondaggi, perché questo decreto legge gli farà perdere diversi voti. Tra di noi ci sono anche persone del centrodestra. Non vogliamo nessun Aventino, compattiamo i partiti e andiamo tutti a votare". "Abbiamo anche cambiato il modo di comunicare del presidente della Repubblica, visto che adesso ci risponde su internet - ha spiegato Mascia -. Questo non è il nostro ultimo respiro, come dice qualcuno, e oggi lo stiamo dimostrando in piazza".

Bandiere di Idv, Pd e Rifondazione "Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare". E' la frase esposta su alcuni striscioni sul palco in piazza Navona. Sul palco, dove è stata allestita una sorta di lapide-altarino con la scritta 'Qui giace lo Stato di diritto', i fiori e un candelotto rigorosamente viola si alternano vari giuristi che spiegano "l'incostituzionalità del decreto". "Qui non parlano i politici, ma solo i cittadini", hanno spiegato gli organizzatori. Ma tra la folla le bandiere di Idv, Pd e Rifondazione prevalgono su quelle viola.

C'é anche chi sventola il Tricolore con un drappo nero che stringe la bandiera in segno di "lutto della Repubblica".

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