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Coloranti nel cibo e i bachi produrranno la seta già nelle diverse tonalità

Laboratorio di Singapore scopre un sistema «naturale» per avere filati di tutte le sfumature: mischiare alle foglie di gelso, alimento base dell'insetto, prodotti biologici della tinta richiesta. In tal modo non solo si risparmierebbe tempo e denaro, ma la qualità delle fibre risulterebbe decisamente superiore

Invece di colorare la seta, basta colorare i bachi che la producono, praticamente l'uovo di Colombo. Sembra uno scherzo, eppure in base a uno studio dell'Istituto di ricerca e ingegneria dei materiali (Imre) di Singapore pubblicato sulla rivista «Advanced Materials», basterebbe introdurre coloranti nella dieta degli insetti per ottenere sorprendenti effetti cromatici. Non solo ma nutrendo la larva con sostanze antibatteriche, anticoagulanti, antinfiammatorie si potrebbe ottenere un ottimo «cerotto naturale».
Sarebbe la prima evoluzione di una attività vecchia di 5mila anni, durante i quali ben poco è cambiato per ottenere quel sottilissimo filo con tessere capi morbidi e leggeri. La seta è infatti un fibra che si ricava dai bozzoli di un insetto chiamato baco da seta o filugello o bombice del gelso( cosi detto perché la larva di questo insetto si nutre delle foglie del gelso) appartenente all'ordine dei lepidotteri. L'allevamento del baco per la produzione della seta ha origine in Cina e per molti secoli rimase segreto il metodo della bachicoltura che solo molto tempo dopo si diffuse in Corea, Giappone, India e, soltanto nel VI secolo in Europa. La leggenda narra infatti di due monaci greci di ritorno dall'Oriente che, per incarico dell'imperatore Giustiniano, portarono a Costantinopoli alcune uova del baco da seta nascoste nei loro bastoni di bambù. In Italia la bachicoltura trovò le condizioni ideali per lo sviluppo e per lungo tempo il nostro paese è stato tra i maggiori produttori mondiali di seta.
Il baco produce la seta in due ghiandole collocate parallele all'interno del corpo e fatta uscire da due aperture situate ai lati della bocca, i seritteri. La bava sottilissima a contatto con l'aria si solidifica e, guidata con movimenti a «otto» della testa, si dispone in strati formando un bozzolo di seta grezza, costituito da un singolo filo continuo di lunghezza variabile fra i 300 e i 900 metri. Il baco impiega 3-4 giorni per preparare il bozzolo formato da circa 20-30 strati concentrici, dopodiché si trasformerà in crisalide e poi in farfalla, distruggendo il prezioso involucro uscire alla luce. Di conseguenza, gli allevatori uccidono le crisalidi in appositi essiccatoi prima che questo avvenga. L'immersione in acqua bollente permette di dipanare il filo sciogliendo parzialmente lo strato proteico di sericina che lo avvolge. In alcune culture, la crisalide, estratta dal bozzolo, viene mangiata. Come dire anche del baco, come si è sempre detto del maiale, non si butta via niente
Il materiale così prodotto è sempre stato rigorosamente bianco, salvo poi essere colorato nelle diverse tonalità per soddisfare le esigenze della moda e del mercato. Ma ora potremmo essere di fronte a una vera rivoluzione. Modificando la loro dieta infatti, le normali larve sarebbero in grado assumere prima il colore desiderato e produrre poi seta colorata e fluorescente. E per ottenere questo scopo sarebbe sufficiente ridurre in polvere le foglie di gelso e mescolarle con un colorante comunemente usato nei laboratori di biologia.
Secondo i ricercatori dell'Istituto di ricerca e ingegneria dei materiali (Imre) di Singapore, coordinati da Natalia Tansil, le ricadute possono essere interessanti a livello industriale, considerando che soltanto in Cina il giro d'affari legato alla produzione della seta è di circa 30 milioni di dollari l'anno. Avere bachi che producono naturalmente materiale colorata promette di ridurre i costi di tintura e garantire una migliore qualità del prodotto. Per poter colorare la seta è infatti necessario rimuoverne lo strato più esterno, la sericina, per lasciare scoperta la parte interna, la fibroina che rende il tessuto morbido e liscio. Tale proteina però quando viene tinta finisce inevitabilmente col perdere parte della sua morbidezza. La seta naturalmente colorata permetterebbe invece alla fibroina di conservare intatte le sue qualità.
Il filato ottenuto dai «bachi a colori» potrebbe essere importante anche per le biotecnologie. La seta è infatti utilizzata come «impalcatura» sulla quale far sviluppare le cellule destinate a produrre nuovi tessuti: avere «sostegni» colorati e fluorescenti potrebbe facilitare la ricerca nel settore dell'ingegneria dei tessuti. Non solo.

Sempre secondo quanto riportato «New Scientist», lo stesso meccanismo potrebbe essere usato per trasferire nel filato anche caratteristiche antibatteriche, anticoagulanti, antinfiammatorie, così da farne una specie di cerotto medicato.

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