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Colpo ai Casalesi: indagato prefetto di Frosinone

Tra i destinatari delle 17 ordinanze di custodia anche i latitanti Antonio Iovine e Nicola Schiavone, figlio del boss "Sandokan", e l'ex consigliere regionale dell'Udeur Ferraro. Sequestrati beni per un miliardo di euro

Colpo ai Casalesi: indagato prefetto di Frosinone

Napoli - Nuovo maxi blitz delle forze dell'ordine contro il clan camorristico dei Casalesi. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare, sequestrati beni per un valore complessivo di un miliardo di euro. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia, anche i latitanti Antonio Iovine e Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan. Tra le accuse, a vario titolo, l’associazione mafiosa, il riciclaggio e la turbativa d’asta. I sequestri riguardano, imprese, complessi turistici, appartamenti e terreni. Le indagini hanno permesso di evidenziare una ramificata infiltrazione della camorra nel sistema degli appalti pubblici nel Casertano.

Indagato prefetto di Frosinone Nell’inchiesta è indagato il prefetto di Frosinone. I pm di Napoli ne avevano chiesto l’arresto, ma il gip ha respinto la richiesta. Paolino Maddaloni è accusato di turbativa d’asta per l’appalto delle centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria a Caserta. I fatti contestati si riferiscono al 2008 quando ha svolto la sua attività come sub commissario prefettizio al Comune di Caserta.

"Sorpreso e amareggiato per quanto apprendo solo adesso, relativamente ad una indagine sul mio conto per un presunto reato di turbativa d’asta, relativo a centraline per la qualità dell’aria a Caserta". Lo dice, in una nota, il prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni. "Non conoscendo assolutamente i fatti devo ritenere che la vicenda possa essere avvenuta tra la fine del 2005 e la primavera del 2006 quando - ricorda - ero subcommissario al Comune di Caserta con il commissario straordinario prefetto Maria Elena Stasi". "In proposito - aggiunge - posso assicurare di non aver partecipato alla commissione di gara e di non aver adottato alcuni atto o provvedimento relativo alla gara e di non riuscire a comprendere il mio coinvolgimento nella vicenda". Maddaloni si dice "sereno e fiducioso che la magistratura napoletana vorrà sentirmi quanto prima. In tal senso ho dato già mandato all’avvocato Vittorio Giaquinto di Caserta, al fine di sollecitare 'ad horas' detto incontro".

Manette all'ex consigliere regionale Udeur Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur, già coinvolto in altre due inchieste, è stato arrestato con l’accusa di associazione camorristica. È accusato di essersi accordato, nella doppia veste di imprenditore nel settore dei rifiuti ed esponente politico di rilievo regionale, con gli esponenti apicali delle associazioni criminali egemoni nel Casertano e, in particolare, con i reggenti dei gruppi Schiavone e Bidognetti; l’ex consigliere regionale avrebbe ricevuto sostegno elettorale e, assieme al fratello Luigi, a sua volta arrestato, un appoggio determinante per l’affermazione delle loro aziende. In cambio, avrebbero prestato la loro opera a favore del clan dei casalesi "per agevolare l’attribuzione di risorse pubbliche attraverso l’aggiudicazione di appalti ad imprese compiacenti, nonché per favorire il controllo da parte del clan dello strategico settore economico dello smaltimento dei rifiuti".

Accordo con il clan Bidognetti Nicola Ferraro, inoltre, con l’aiuto del fratello, avrebbe stretto un accordo generale con Luigi Guida, reggente del clan Bidognetti, per effetto del quale si ponevano come intermediari tra gli esponenti degli enti locali sui quali l’ex consigliere Udeur aveva influenza politica - Castelvolturno, Villa Literno, Lusciano - e l’organizzazione camorristica, per influire sull’attribuzione degli appalti ad imprenditori di comodo e sul pagamento delle somme estorsive al clan. I due, inoltre, secondo il gip "fornivano un apprezzabile contributo di rafforzamento alle strutture criminali interessate dagli accordi, che acquistavano consistenti liquidità economiche da distribuire ai singoli affiliati, ed un notevole apporto per il sostegno ed il proselitismo delle medesime organizzazioni, che acquistavano prestigio ed autorevolezza, dimostrando all’intera cittadinanza dei territori sottoposti alla loro influenza ed ai clan avversari il controllo degli organi istituzionali locali".

Già imputato in due processi Ferraro è attualmente imputato in due processi, uno dei quali per lo scandalo delle assunzioni all’Arpac e per il quale era stato destinatario di un divieto di dimora in Campania, poi revocato.

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