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Colpo contro la camorra: in manette o sfregiato Sequestrati 600 milioni

E' finito in manette Feliciani Mallardo capo dell'omonimo clan. Sotto sequestro 300 appartamenti

Colpo contro la camorra: 
in manette o sfregiato 
Sequestrati 600 milioni

Nel corso dell’operazione anticamorra condotta tra il Lazio e la Campania dalla Guardia di Finanza, è stato catturato Feliciano Mallardo, detto o sfregiato, ritenuto l’attuale capo dell’omonimo clan camorrista di Giugliano in Campania. Tra i beni sottoposti a sequestro, oltre a circa 900 immobili e 23 aziende, anche 200 conti corrente bancari, auto e moto di lusso e partecipazioni societarie. Le aziende del clan avevano acquisto il controllo di interi settori economici: dalla produzione e commercializzazione del caffè, ai centri scommesse, al commercio all’ingrosso di bibite e prodotti parafarmaceutici. Nel settore edile gli arrestati hanno effettuato, per conto del clan Mallardo, speculazioni edilizie e costituito numerose società immobiliari operanti soprattutto in Provincia di Roma. Le Fiamme Gialle di Roma stanno apponendo i sigilli su alcuni cantieri edili e su circa 230 tra terreni e unità immobiliari, in particolare nei Comuni di Roma, Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Sant’Angelo Romano.

Beni per un valore complessivo stimato di 600 milioni di euro, tra cui 300 appartamenti a Roma, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza ad affiliati e prestanome dei clan camorristici dei Casalesi e Mallardo, quest’ ultimo attivo nel Giuglianese, nell’ambito di un’operazione coordinata dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Giovanni Conzo, Paolo Itri, Maria Cristina Ribera e Cesare Sirignano. Sette le persone arrestate, tra cui, Feliciano Mallardo, attuale reggente dell’organizzazione. Dalle indagini è emerso che i due gruppi criminali avevano investito enormi somme di denaro a Roma dove ormai i Mallardo hanno dirottato gran parte dei loro interessi. Tra i beni sequestrati c’è anche uno stabilimento per la torrefazione del caffè di Castel Volturno.

Secondo gli investigatori il caffè ’Seddiò veniva ’impostò a moltissimi bar del Casertano e del basso Lazio.  

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