Politica

Consigli comunali lampo solo per intascare il gettone

Bologna: l’ultima seduta è stata rinviata, ma è costata 2700 euro. Un copione che si ripete da luglio

da Bologna

L’«Unità» di Bologna l’ha sparato come titolo d’apertura a tutta pagina: «Il question time costa 2700 euro». E ha puntato il dito contro gli assessori del sindaco Sergio Cofferati, colpevoli di non farsi trovare nell’aula del Consiglio comunale di Bologna un po’ troppo spesso. Risultato: sedute lampo ma una pioggia di gettoni di presenza da 72 euro lordi per i consiglieri. Una situazione che lo stesso presidente del Consiglio, il diessino Gianni Sofri, non ha esitato a definire «malinconica»: «C’è una mancanza di comunicazione tra assemblea e giunta» ha ammesso.
L’ultimo caso di spreco di denaro pubblico è andato in scena venerdì: a rispondere alle interpellanze del capogruppo di Forza Italia, Daniele Carella, ci dovevano essere lo stesso sindaco Cofferati e l’assessore al Traffico, l’ex Prc Maurizio Zamboni. Il primo, però, era a una inaugurazione con l’arcivescovo Carlo Caffarra; il secondo a un convegno a Parigi sulla mobilità. Di fronte all’assenza degli interlocutori, dopo solo mezz’ora la seduta è stata rinviata. Ma ovviamente i 38 consiglieri comunali presenti hanno tutti incassato il loro gettone di presenza da 72 euro: per un totale di poco più di 2700 euro. «Non mi pare ci sia un caso, le assenze degli assessori non sono la norma» ha tentato una difesa il capogruppo Ds, Claudio Merighi, che oggi sarà confermato alla guida del neonato gruppo del Pd in Comune.
Ma il presidente Sofri la pensa in modo diverso e ha scritto anche al sindaco Cofferati per sollecitare un maggior dialogo tra giunta e Consiglio: «Il sindaco è perfettamente consapevole della necessità di avere questo aggancio» ha spiegato. La risposta, al momento, non è pervenuta.
L’assemblea lampo al Comune di Bologna è solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno fatto gridare allo scandalo in città su costi e sprechi della politica. A metà dello scorso luglio finì all’onore delle cronache una commissione comunale durata 7 minuti e costata 2100 euro: la maggior parte dei circa 30 consiglieri che avevano firmato per certificare la loro presenza ai lavori non erano rimasti dentro l’aula nemmeno due minuti. Dopo quell’episodio, altre commissioni risultarono incredibilmente affollate (con tanto di ronde di controllo del portavoce del sindaco, Massimo Gibelli). Tuttavia, l’effetto gogna pubblica durò poco: si è arrivati così a metà ottobre, quando un’altra commissione comunale, chiamata a parlare di degrado cittadino, andò quasi deserta. Eppure, anche in quel caso sul registro delle firme si contavano ben 26 nomi, equamente divisi tra centrosinistra e centrodestra, per una spesa di circa 1500 euro. Si tornò a gridare allo scandalo, ma non servì a introdurre il sistema della doppia firma, di ingresso e di uscita con relativo orario, di cui aveva parlato anche il sindaco.
E anche il piano di contenimento dei costi elaborato dal presidente Sofri non è stato approvato.

Anzi: alla fine di ottobre la giunta Cofferati ha stanziato altri 165mila euro da aggiungere a bilancio del 2007 proprio per coprire l’aumento del numero dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali.

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