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Il console romeno: «Da gennaio nessuna invasione»
«Solo falsi allarmismi. Serve la nostra manodopera»
«Solo falsi allarmismi. Serve la nostra manodopera»
Getta subito acqua sul fuoco Mircea Gheordunescu, console generale della Romania in Italia, quando lo si incalza sulla possibile invasione di Milano, a partire dal primo gennaio, da parte della popolazione che rappresenta: «Sono solo falsi allarmismi».
Eppure, da più parti, giunge leco di unorda di 40mila romeni pronti a far richiesta per entrare in Italia.
«Questo non è affatto vero. Lo dimostra il fatto che in queste ultime settimane abbiamo avuto un notevole decremento di persone che si presentano al Consolato per permessi. Chi doveva entrare in Italia, lha già fatto regolarmente negli scorsi anni. Si aggiunga che in Romania la richiesta di manodopera e il numero di posti di lavoro stanno crescendo esponenzialmente. Ciò completa il quadro di un allarmismo ingiustificato».
Però la gente continua ad aver paura, basti pensare a quello che sta succedendo ad Opera.
«Esiste una distinzione di fondo che spesso trae in inganno: non tutti i romeni sono rom e non tutti i rom sono romeni. Lingresso della Romania nellUe è solo un piccolo passo per lintegrazione del nostro popolo nella nascente Europa: chi non rispetta le leggi italiane non rispetta nemmeno quelle romene. La gente, invece, tende a generalizzare e a confondere troppo facilmente i due popoli, senza essere grata al popolo romeno e alla Romania per quello che abbiamo fatto e per quello che stiamo facendo».
Più precisamente?
«Spesso ci si dimentica che, più di centanni fa, numerosi italiani sono emigrati in Romania dove hanno trovato lavoro e accoglienza. Oggi la minoranza italiana presente in Romania ha diritto ad un seggio in Parlamento indipendentemente dai voti ricevuti. In Italia, almeno un quinto delle badanti è di origine romena e almeno metà della nuova Fiera milanese è stata costruita da manodopera romena. Inoltre, con lingresso in Europa, avvenimento fortemente caldeggiato dallItalia che per prima ha dato il proprio consenso, la Romania è diventata il principale scudo europeo contro lemigrazione delle popolazioni provenienti dagli ex Paesi sovietici, facendosi carico di uninvasione di persone che, altrimenti, avrebbe proseguito il proprio viaggio verso lItalia».
Eppure, da più parti, giunge leco di unorda di 40mila romeni pronti a far richiesta per entrare in Italia.
«Questo non è affatto vero. Lo dimostra il fatto che in queste ultime settimane abbiamo avuto un notevole decremento di persone che si presentano al Consolato per permessi. Chi doveva entrare in Italia, lha già fatto regolarmente negli scorsi anni. Si aggiunga che in Romania la richiesta di manodopera e il numero di posti di lavoro stanno crescendo esponenzialmente. Ciò completa il quadro di un allarmismo ingiustificato».
Però la gente continua ad aver paura, basti pensare a quello che sta succedendo ad Opera.
«Esiste una distinzione di fondo che spesso trae in inganno: non tutti i romeni sono rom e non tutti i rom sono romeni. Lingresso della Romania nellUe è solo un piccolo passo per lintegrazione del nostro popolo nella nascente Europa: chi non rispetta le leggi italiane non rispetta nemmeno quelle romene. La gente, invece, tende a generalizzare e a confondere troppo facilmente i due popoli, senza essere grata al popolo romeno e alla Romania per quello che abbiamo fatto e per quello che stiamo facendo».
Più precisamente?
«Spesso ci si dimentica che, più di centanni fa, numerosi italiani sono emigrati in Romania dove hanno trovato lavoro e accoglienza. Oggi la minoranza italiana presente in Romania ha diritto ad un seggio in Parlamento indipendentemente dai voti ricevuti. In Italia, almeno un quinto delle badanti è di origine romena e almeno metà della nuova Fiera milanese è stata costruita da manodopera romena. Inoltre, con lingresso in Europa, avvenimento fortemente caldeggiato dallItalia che per prima ha dato il proprio consenso, la Romania è diventata il principale scudo europeo contro lemigrazione delle popolazioni provenienti dagli ex Paesi sovietici, facendosi carico di uninvasione di persone che, altrimenti, avrebbe proseguito il proprio viaggio verso lItalia».
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