Economia

Consumi fermi, nel 2014 l'Italia ai livelli pre crisi 

Ogni italiano dispone oggi, a parità di potere d’acquisto, mediamente di 570 euro all’anno in meno rispetto al primo trimestre del 2007. Ma la Confcommercio rivede al rialzo le stime di crescita del pil: +1%

Consumi fermi, nel 2014 
l'Italia ai livelli pre crisi 

Cernobbio - I consumi reali sono fermi e alla fine del 2014 non saranno tornati ancora ai livelli pre crisi: ogni italiano dispone oggi, a parità di potere d’acquisto, mediamente di 570 euro all’anno in meno rispetto al primo trimestre del 2007. Tuttavia le stime, elaborate dall’Ufficio Studi di Confcommercio e presentate dal direttore Mariano Bella al Forum di Cernobbio, dimostrano che nel 2011 il pil italiano registrerà una crescita "modesta" dell’1% per poi salire al +1,2% nel biennio 2012-2013. La stima per quest’anno è comunque stata rivista al rialzo dal precedente +0,9% mentre quelle 2012-2013 sono state riviste al ribasso dall’1,3% delle ultime previsioni.

La recessione è alle spalle Nel rapporto La centralità dei consumi per il rilancio dell’economia italiana, l’Ufficio studi Confcommercio sottolinea che "nonostante i problemi strutturali e congiunturali che attanagliano il nostro sistema economico, l’Italia si è lasciata alle spalle la recessione tenendo sotto controllo sia le tensioni sociali, sia i conti pubblici". Pertanto, secondo l’organizzazione, "non ci sono numeri negativi per il prossimo futuro, sebbene la crescita risulterà modesta e pari all’1% quest’anno e all’1,2% nel biennio 2012-2013". In sostanza, si legge nel rapporto, la previsione della Confcommercio post recessione è "leggermente migliore dei dati storici pre recessione". Confcommercio stima, inoltre, che "il modesto miglioramento del tono della ripresa dovrebbe comportare una piccola riduzione del tasso di disoccupazione, ma un più significativo incremento nell’utilizzo di lavoro attraverso l’aumento delle ore lavorate ben prima di ricominciare a espandere la base occupazionale".

I consumi degli italiani Dal 2001, ricorda Confcommercio, la crescita dei consumi pro capite si arresta (+0,1% annuo). Tra il primo trimestre del 2007 e il minimo del secondo trimestre del 2009, i consumi subiscono una riduzione complessiva del 4,3%. "Considerando per il futuro una crescita della spesa reale pro capite superiore ai tassi sperimentati nel periodo pre-crisi - si legge nel rapporto - alla fine del 2014 non avremo recuperato completamente neppure i livelli di inizio 2007". Le inclinazioni delle rette nere, che suddividono i 34 anni dal 1981 al 2014 in periodi da picco a picco nei diversi cicli, come evidenzia un grafico, si riducono rapidamente, fino ad annullarsi a partire dagli anni 2000: cioè, sottolinea l’organizzazione, "i consumi reali non progrediscono più". Secondo la Confcommercio, "oltre al naturale riflesso negativo in termini di benessere e tenore di vita" il calo dei consumi "ha un effetto bloccante sulla crescita economica, cioè del prodotto interno lordo. Il che, poi, implica la stagnazione del reddito e appiattisce ulteriormente la dinamica dei consumi. E' un circolo vizioso dal quale dobbiamo uscire". Un eventuale stimolo ai consumi delle famiglie "si traduce per i quattro quinti in produzione nazionale. Poichè i consumi sono la parte maggioritaria del prodotto lordo, si spiega l’importanza della spesa delle famiglie nel determinare le aspettative delle imprese italiane, i loro piani di investimento e le loro politiche occupazionali". "Se manca lo stimolo proveniente dalla domanda interna e in particolare dai consumi - sottolinea la Confcommercio - le imprese non investiranno a sufficienza e non domanderanno nuovi lavoratori da impiegare nei processi produttivi. La domanda estera, quindi, seppure molto importante, non basta affatto". In sostanza, "non bastano, insomma, gli ordinativi provenienti dall’estero per aumentare investimenti e occupazione nelle nostre imprese, esse hanno necessità di sentire le tensioni di domanda provenienti dal mercato interno. Forse dobbiamo fare maggiore affidamento su noi stessi, se vogliamo crescere di più".

La volata dell'inflazione I consumi delle famiglie cresceranno quest’anno dello 0,9% contro l’1% del 2010 e nel 2012 dell’1,5%(lievemente meno rispetto alla precedente previsione del +1,6%). L’Ufficio Studi di Confcommercio ha rivisto al rialzo la previsione sul tasso d’inflazione per il 2011 al 2,7% dal precedente +1,9%. Il 2012, spiega la Confcommercio, "vedrà una crescita della propensione al consumo che compenserà la modesta riduzione del rapporto consumi/Pil subita nel 2010 e che dovrebbe proseguire nel 2011". Nel 2013 i consumi cresceranno dell’1,1%. Quanto ai prezzi al consumo, spiega Confcommercio, il tasso d’inflazione "raggiungerà quest’anno il 2,7%, a causa degli incrementi dei corsi delle materie prime, energetiche e non energetiche. Ciò determinerà un appiattimento della dinamica dei consumi".

Tuttavia, l’organizzazione non ritiene "permanenti le tensioni inflazionistiche e quindi la stessa inflazione dovrebbe rientrare sotto il 2% nel 2012" (+1,9% nel 2012, +1,8% nel 2013).

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