Economia

Conti pubblici, la Bce boccia il patto di stabilità

La Bce "non sottoscrive tutti gli elementi" della bozza di riforma del Patto di stabilità Ue su cui è stato trovato il consenso politico dei 27 ministri delle finanze europei lunedì sera a Lussemburgo. Richieste da Trichet le sanzioni automatiche per i paesi inadempienti

Conti pubblici, la Bce boccia il patto di stabilità

Bruxelles - Il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet "non sottoscrive tutti gli elementi" della bozza di riforma del Patto di stabilità Ue su cui è stato trovato il consenso politico dei 27 ministri delle finanze europei lunedì sera a Lussemburgo.

Bocciato il nuovo patto di stabilità Al termine del rapporto sulla Task force sulla governace economica guidata dal presidente dell’Ue Herman Van Rompuy reso pubblico solo stamattina, Trichet boccia (in parte) la bozza del nuovo patto di stabilità. La nota della Bce non svela granché, ma è sufficiente per capire che il lavoro svolto sinora va rivisto. Il presidente della Bce aveva più volte espresso la necessità di introdurre sanzioni automatiche per i paesi inadempienti rispetto alla disciplina di bilancio Ue. Nel rapporto Van Rompuy, invece, siglato anche dall’accordo tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy a Deauville, le sanzioni restano sottoposte al controllo degli stati membri. L’approccio rigorista, che era stato originariamente quello della Germania, non ha quindi prevalso, aprendo così la strada a quello che da molti a Bruxelles è stato giudicato un compromesso "al ribasso".

L'accordo siglato tra i 27 Negli scorsi giorni, l’accordo politico trovato a Lussemburgo tra i 27 era già stato criticato da altri due membri del board esecutivo della Bce, il vicepresidente Vitor Constancio e il capoeconomista Jurgen Stark, giudicandolo "al di sotto" delle proposte che erano state avanzate dalla Commissione Ue. Nel testo che verrà sottoposto al vertice Ue dei capi di stato e di governo il 28 e 29 ottobre a Bruxelles, infatti, si prevede che le sanzioni scattino solo dopo sei mesi, previo invio di un avvertimento (early warning).

Gli stati membri, però, avranno l’ultima parola perchè potranno opporsi alla decisione, proposta dalla Commissione Ue, con una maggioranza qualificata.

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