Politica

Il copia e incolla silura Guttenberg Si dimette il ministro superstar

Berlino«È la decisione più dolorosa della mia vita ma è mio dovere fare questo passo. È un diritto dei cittadini, e in particolare dei soldati che rischiano la vita per compiere il proprio compito, avere piena fiducia in chi ha le massime responsabilità politiche. Quando questa fiducia si incrina a un ministro della Difesa non resta che dimettersi». Con queste parole, lette con voce che non riusciva a nascondere l’emozione, Karl-Theodor zu Guttenberg ha gettato la spugna dopo settimane di attacchi e veleni su una macchia nera casualmente scoperta nel suo passato: una disertazione accademica quasi completamente plagiata per ottenere il titolo di dottore.
Un’uscita di scena che in Germania è stata accolta come un choc. Perché zu Guttenberg non era un ministro come tanti. Era, e per molti lo è ancora, il superdivo della scena tedesca. Il politico di gran lunga più popolare con un futuro che prima delle dimissioni aveva tutte le porte aperte compresa quella di diventare un giorno Cancelliere. E per molti tedeschi paradossalmente il mito resiste anche dopo il suo ritiro. Secondo i primi sondaggi a caldo la sua popolarità non è stata scalfita dallo scandalo. E ben l’80% dei tedeschi, secondo la rete N-tv, si augura che ritorni presto sulla scena politica. Un fenomeno del tutto nuovo per un paese dove gli standard etici richiesti dai governanti sono molto alti, che va oltre la politologia e rientra nello studio della psicologia di massa.
Non ancora quarantenne, alto, sportivo, elegante, ricco di famiglia, buon oratore, capace di prendere decisioni veloci, e in più barone. E anche come barone dotato di una marcia in più come dimostra il «zu» che precede il suo cognome, una particella che araldicamente vale molto di più del «von» perché concessa solo alla nobilità feudale del Sacro Romano Impero. Insomma una buona sintesi tra tradizione e modernità. Insieme alla moglie, una Bismarck discendente del Cancelliere di ferro, i Guttenberg diventarono presto la coppia reale della Germania, il fiore all’occhiello di un paese che sente di essere defintivamente uscito da un passato buio e umiliante ed ora è alla ricerca di volti e idoli che anche sul piano dell’immagine mettano in risalto che ormai c’è una Germania nuova, dinamica e avviata al successo.
Secondo alcuni commentatori l’errore più grave di zu Guttenberg è stato di non aver ammesso subito il plagio. Se l’avesse fatto forse sarebbe ancora in carica. E invece il ministro della Difesa subito sopranominato il ministro dell’autodifesa ha ammesso solo qualche svista nella stesura della sua dissertazione limitandosi a sospendere solo provvisoriamente l’uso del titolo di dottore. Un passo inutile perché pochi giorni dopo la scoperta del plagio, è stata la stessa università di Bayreuth, dove era stata discussa la dissertazione, a revocare il dottorato avendo accertato che gran parte del lavoro accademico del ministro era stato copiato testualmente da altre fonti. Ad aggravare lo scandalo ha poi contribuito la scoperta che la famiglia Guttenberg è proprietaria, tra le altre cose, di una clinica che è tra le principali sponsorizzatrici dell’università di Bayreuth. Difficile resistere al sospetto di un legame tra le sposorizzazioni e il dottorato concesso addirittura con «summa cum laude».
Per la coalizione di Angela Merkel, già in difficoltà dopo le sconfitte nelle ultime elezioni regionali, le dimissioni sono un duro colpo perché zu Guttenberg, apparenente alla Csu, l’ala bavarese della Cdu, era un trascinatore di consensi. Non sarà difficile trovare un successore come ministro però sarà un problema trovare una locomotiva elettorale del suo calibro. Ma l’ultima parola in questa vicenda non è detta.

Se i sondaggi confermeranno anche in futuro che la sua popolarità resiste, non è escluso che zu Guttenberg ritorni sulla scena richiamato da una Germania che tra le sue tante nuove doti ha anche quella di saper perdonare.

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