Così il bello del corpo viene messo in mostra

Al Mudec le eccellenze artigiane. Lo sport visto da Armani, i progetti sociali Yamamay-Carpisa

Cesare Cunaccia

Mostre a go go in tutta la città per celebrare la fashion week milanese che sta per iniziare. Temi e tagli espositivi diversi, con un unico filo conduttore sotto varie declinazioni e sfumature, ossia la moda, croce e delizia di massa, comunque irresistibile sirena di smisurato ri-chiamo mediatico. Giorgio Armani, presso il Silos di via Bergognone, venerdì 23, inaugura Emotions of the Athletic Body, un'esposizione che ha curato personalmente estraendo dal proprio archivio immagini dei protagonisti di alcune discipline sportive. «Mi ha sempre affascinato il culto dello sport - afferma lo stilista-imprenditore - legato fin dai tempi più remoti all'idea di prestanza fisica e di gesto atletico di grande effetto. La mostra esalta l'atteggiamento sportivo unito all'estetica, concetto che da sempre fa parte del mio vocabolario». Per Armani, la cui passione sportiva si estrinseca in molte maniere, gli atleti non sonosolo esempi di di sacrificio e di straordinaria forza di volontà, ma, sul piano estetico, diventano superbi soggetti fotografici, nel loro rappresentarsi all'apice della condizione fisica. In quest'occasione, Giorgio Armani ancora una volta sostiene Special Olympics, organizzazione sportiva internazionale che si interessa a persone con disabilità intellettive.

Anche il gruppo Yamamay-Carpisa mette in scena (domani, al Palazzo della Ragione) un'esposizione di fotografia che racconta il fervido rapporto che lega i due brand gemelli al prestigioso obiettivo di Giovanni Gastel. Carpisa, in particolare, attraverso il progetto charity Con le mani, con i piedi si rivolge a chi è affetto da disabilità motorie. Yamamay, invece, ha dedicato un settore speciale nel percorso espositivo al messaggio della campagna realizzata con Gastel, dal titolo di EVERYBODY, For real bodies, for real women.

Nei suggestivi spazi dell'ex chiesa di San Carpoforo prende forma lungo tanti capitoli narrativi, la mostra Curiel-History and Future, a cura di Silvestrin&Associati. Un omaggio a una grande storia milanese. Un'epopea di stile al femminile che, attraverso tre generazioni, si risolve in un fervido contrappunto con il mondo dell'arte attraverso ispirazioni tratte dalla poetica di Klimt e Jim Dine, di Depero, dei pittori elisabettiani e giacobiti, dalla visionaria cifra pittorica di Marc Chagall. Un binomio moda-cultura in evoluzione, che è alla base della concezione stessa della Maison. Un contesto intellettuale e sofisticato, raffinatissime tecniche sartoriali al servizio di una rarefatta, autonoma e fluida idea di eleganza. Un viaggio in cui non può mancare la Scala, incondizionato scenario del gusto Curiel fin dagli Anni '30 e '40. Abiti da gran sera per le signore dell'aristocrazia e dell'alta borghesia italiana che li hanno voluti indossare alle prime di opere liriche ormai consegnate al mito. La sezione Curiellino è imperniata su una capsule collection disegnata da Gigliola Castellini Curiel rivisitando un vero caposaldo del marchio di famiglia: quel «little black dress» che rimane ostinatamente moderno e reca impresso un'imprinting di bellezza senza tempo. Intanto domani al MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, sarà inaugurata Crafting the Future, Storie di artigianalità e Innovazione, la super mostra, fino al 13 ottobre, promossa da Camera Nazionale della Moa con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico e di ICE.

Una texture curata dal poliedrico talento di Franca Sozzani e sotto la direzione artistica di Luca Stoppini, imperniata su una selezione di eccellenze artigiane e aziende che investono nello sviluppo di nuove tecnologie applicate alla moda con attenzione alla sostenibilità.

Commenti