«Così i nostri alleati europei aggirano le sanzioni a Mosca»

Il consigliere lombardo svela il trucco: «Vendono alla Russia passando per la Bielorussia, nessuno controlla. E intanto Renzi resta a guardare»

«I nostri amici europei aggirano le sanzioni alla Russia e vendono i loro prodotti mentre noi restiamo a guardare». Marco Tizzoni, consigliere regionale lombardo nelle Lista Maroni, non è tenero verso il governo Renzi, colpevole di chiudere gli occhi di fronte a una situazione che finora ha danneggiato soprattutto l'Italia.

La Lombardia ha relazioni importanti con la Russia?

«Certo, importanti e intense. Abbiamo accompagnato due anni fa un pool d'imprese lombarde a Novosibirsk, partecipando alla prima fiera internazionale della città siberiana. La fiera ora è alla terza edizione e le imprese italiane sono sempre presenti, anche se in Russia sono i tedeschi a spadroneggiare. A fine giugno firmeremo un protocollo d'intesa su attività produttive, cultura e turismo».

Le sanzioni hanno colpito duramente più l'Italia che la Russia, favorendo altri paesi, come la Cina.

«I rapporti tra Mosca e Pechino sono ottimi, basta vedere gli accordi sottoscritti anche recentemente a Mosca dal presidente cinese, accolto con tutti gli onori. Ma la verità è che se i russi possono scegliere preferiscono noi italiani».

E che cosa pensano i russi del nostro boicottaggio?

«Non lo comprendono, si dicono meravigliati e aggiungono che a liberare l'Europa dal nazismo non c'era solo l'America ma anche la Russia. Ma il vero problema è che nessuno controlla l'applicazione delle sanzioni.

Che cosa intende dire?

«Che molti paesi aggirano l'embargo e continuano a vendere i loro prodotti alla Russia»

E come fanno?

«Semplice: triangolazioni, soprattutto con la Bielorussia. Vendi a Minsk i tuoi prodotti, che poi saranno rivenduti alla Russia. E il gioco è fatto».

Come l'ha scoperto?

«Non servono gli 007, basta andare nei supermercati o parlare con le autorità. Ho visitato grandi magazzini e aziende in diverse città russe: trovi i prodotti agroalimentari spagnoli, i macchinari tedeschi eccetera. Insomma, un sacco di prodotti sottoposti a sanzioni. I masochisti siamo noi italiani».

Perché?

«Perché siamo quelli che ci rimettono di più. A parte la scelta insensata dei prodotti soggetti all'embargo, come l'agroalimentare e il design, se i partner europei aggirano le sanzioni non è il caso di sospendere il blocco almeno su certi prodotti?».

Dovrebbe chiederlo al governo.

«Renzi dovrebbe andare in Russia per rendersi conto quanto siano furbi i nostri alleati e quanti danni provochi l'embargo al nostro Paese. Sembra che abbia scelto di andare contro gli interessi nazionali».

Spesso dobbiamo accodarci alle decisioni prese dagli alleati, anche se queste ci danneggiano.

«Ma sarebbe ora di invertire la tendenza. Abbiamo ceduto la sovranità con troppa leggerezza e abbiamo pure perduto il mercato. Con Berlusconi al governo non sarebbe accaduto, ma neppure con Craxi o Andreotti».

Quindi è un problema di uomini di governo?

«Se non hai peso internazionale, nessuno ti ascolta. Obama al vertice del G7 invece di stemperare la tensione ha chiesto di inasprire le sanzioni. E Renzi sarebbe capace di dire sì».

Che cosa dovrebbe fare invece?

«Dovrebbe togliere il blocco ad alcuni prodotti, come gli ortofrutticoli, perché i nostri partner europei stanno riempiendo i vuoti lasciati da noi, aggirando le sanzioni. La Lombardia si è già espressa contro l'embargo alla Russia. Ci aspettiamo che il prossimo passo lo faccia il governo Renzi».

Non sembra ottimista.

«In Russia stiamo perdendo il mercato».

E crede che sia un processo irreversibile?

«Se non invertiamo la rotta sì. Le faccio l'esempio della regione di Novosibirsk ma vale per tutta la Russia. Grazie alle sanzioni, i russi ci hanno sostituito nel settore ortofrutticolo con altri Paesi, come Turchia e Tunisia. Ma non solo. Hanno deciso anche di investire diversi milioni di euro in serre per coltivarsi da soli i prodotti. Sa che significa? Che quando finirà l'embargo non avranno più bisogno dei nostri prodotti.

Insomma, se il blocco dura più a lungo non soffrirà la Russia ma moriremo noi».

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