Controstorie

Così la Marina italiana ha affondato 400 barconi dei mercanti di uomini

Le nostre navi da guerra contrastano la tratta di migranti dalle coste dell'Africa e intervengono prima che le imbarcazioni vengano riutilizzate

Così la Marina italiana ha affondato 400 barconi dei mercanti di uomini

L'hanno battezzata operazione Twins, operazione Gemelli, in nome dell'intervento contro due barconi molto simili utilizzati uno per trasportare un carico di 478 migranti e l'altro per cercare di recuperarlo dopo la traversata. Proprio per questo l'operazione, ordinata dalla Procura di Siracusa e messa a segno dalle navi di Mare Sicuro il 21 ottobre scorso, è considerata una chiave di volta nella lotta al traffico di uomini. Dopo quell'operazione la squadra navale messa in mare davanti alle coste della Libia si dimostra indispensabile non solo per estendere l'azione a uno scenario molto più vasto, come quello egiziano, ma anche per colpire un'organizzazione di trafficanti di uomini decisa a riutilizzare le imbarcazioni dopo lo sbarco dei migranti. Una tendenza assai diffusa sin dalla scorsa primavera quando una motovedetta libica, evidentemente collegata alle organizzazioni criminali, non esitò a sparare contro la nostra Guardia costiera impegnata a recuperare un barcone. «La presenza delle navi di Mare Sicuro non solo scoraggia azioni di quel tipo, ma garantisce una sorveglianza molto più ampia - spiega il contrammiraglio Paolo Pezzutti comandante di Mare Sicuro -. Le nostre navi consentono di monitorare anche lo scenario egiziano dove si va spostando dallo scorso agosto una parte consistente del traffico di uomini. Inoltre, solo queste fregate e questi cacciatorpediniere dotati di apparecchiature di sorveglianza assai sofisticate ci permettono, come dimostra l'operazione Twins, di seguire giorno dopo giorno le attività degli scafisti arrivati su un secondo barcone, provare il loro coinvolgimento e ottenere dalla Procura il mandato indispensabile per mettere a segno un'operazione di polizia in acque internazionali». L'operazione di Mare Sicuro inizia il 19 ottobre dopo il salvataggio da parte della Guardia costiera e Guardia di finanza di 478 migranti ammassati a bordo di un barcone salpato dall'Egitto. Il cacciatorpediniere Durand de La Penne segnala però la presenza, alle spalle del barcone, di un misterioso peschereccio impegnato a tallonarlo sin dalla partenza dalle coste egiziane. «A quel punto la Procura di Siracusa interroga i migranti e comprova l'esistenza di un chiaro legame tra le due imbarcazioni e i loro equipaggi. Grazie a questo otteniamo il mandato ad agire e facciamo salpare nave Fasan dal porto di Augusta per dare il via ad un'operazione congiunta con il cacciatorpediniere Durand De La Penne», spiega il contrammiraglio Pezzutti. Il collegamento tra le due imbarcazioni egiziane risulta ancor più chiaro quando il cacciatorpediniere De La Penne e la fregata Fasan individuano il peschereccio impegnato a traghettare verso l'Egitto il barcone utilizzato per il trasporto dei profughi. Il mandato della Procura di Siracusa è indispensabile, a quel punto, per mettere in mare due barchini con a bordo la squadra d'incursori del Comsubin e la squadra di fucilieri del San Marco incaricati di abbordare le due imbarcazioni e prenderne il controllo. Come documentano le foto dell'operazione ottenute da Il Giornale, sei dei 17 marinai dello pseudo-peschereccio sono già a bordo del barcone impegnati a svuotare la sala macchina invasa dall'acqua di mare ed evitarne l'affondamento. «Entrambi i gruppi quando si vedono davanti incursori e San Marco e sentono l'elicottero SH 90 volargli sopra la testa si guardano bene dal reagire e si arrendono dichiarandosi pronti a collaborare con noi, ma ovviamente potrebbe non andare sempre così...», ricorda il contrammiraglio Pezzutti. «In questo caso avevamo a che fare con dei criminali già conosciuti in Italia. Quando sono sbarcati ad Augusta hanno perfino salutato un commissario che li aveva già arrestati proprio in Sicilia. Ma il nostro dispositivo prevede anche interventi in frangenti meno semplici. A bordo di quelle navi possono viaggiare armi o terroristi pronti ad agire. Per questo abbiamo bisogno di un dispositivo robusto dotato di squadre militari capaci di agire con decisione e di navi con sistemi radar e di sorveglianza tecnicamente sofisticati». La vera svolta impressa da Mare Sicuro è, però, la distruzione dei barconi. Da quando sono iniziate le operazioni gli scafisti libici si sono visti distruggere o sequestrare quasi 400 imbarcazioni. Non a caso le partenze dalle coste della nostra ex colonia si sono sempre più rarefatte.

Non a caso le organizzazioni dei trafficanti di uomini puntano sempre di più sui grossi pescherecci egiziani capaci, come quello affondato dopo l'operazione Twins, di traghettare anche 500 persone per volta.Gian Micalessin

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