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Così da mezzo secolo le lancette Rolex girano assieme al golf

Dalla leggenda dello sport, Arnold Palmer a Nicklaus fino ai nuovi fuoriclasse

Così da mezzo secolo le lancette Rolex girano assieme al golf

Questione di polso. Già, proprio come nello swing. Dove il polso, anzi, i polsi, sono un elemento molto importante, se non fondamentale, e determinano, di fatto, la consistenza dei colpi e la loro direzione. In più, se vogliamo esser pignoli, il movimento dei polsi nello swing è fortemente condizionato dal grip, cioè dal modo in cui si mettono le mani sull'impugnatura.

Riassumendo: polso e movimento. E se, intrecciando le parole, il movimento fosse al polso? In questo caso, molto probabilmente, al polso del golfista perfetto ci sarebbe un Rolex. Quel qualcosa in più che i fuoriclasse del putt e del drive hanno scelto di indossare da cinquant'anni a questa parte, da quando cioè Rolex ha deciso di viaggiare sui fairways del mondo, di accompagnare, nella loro carriera, i più celebri golfisti e di «dare il giusto timing» alle più importanti competizioni mondiali. In principio fu lui, la «Leggenda», ad indossare quell'orologio, fu lui il primo testimonial di Rolex: Arnold Palmer. Vincitore di sette Majors tra il 1958 e il 1964, «The King», come venne ben presto battezzato, rese popolare uno sport che allora se ne stava accucciato in una nicchia. Giocava sempre all'attacco. La sua filosofia? Condensata in poche battute: «Puoi sbagliare anche quando giochi con prudenza e allora perché non andare dritto alla buca?». Con lui Rolex decollò in tutti i sensi, dato che Arnold aveva la passione del volo. Fu il primo golfista a pilotare il suo aereo da un torneo all'altro. Dopodiché imparò anche a pilotare i jet e stabilì persino un record per la trasvolata intorno alla Terra: 57h 25'42. Grande filantropo (finanziò la costruzione di due ospedali a lui oggi intestati) e testimonial anche dei valori del golf: il fair- play, il rispetto, l'etichetta, Palmer è stato anche un grande imprenditore contribuendo a rinnovare e o a progettare oltre 300 campi da golf. Nel 1968 fu il primo golfista a guadagnare un milione di dollari in una stagione. E se in principio fu Palmer, ben presto le fila degli autorevoli ambasciatori di Rolex andò a prendere consistenza. Intanto «The King», si trovò subito in buona compagnia di un tizio appena appena noto come Jack Nicklaus (vincitore del numero record di 18 Majors) e di quel formidabile sudafricano di Gary Player (terzo nella classifica mondiale per numero di vittorie professionali) e così, per la gioia del pubblico (e di Rolex) il terzetto, passato alla storia anche in questo caso con un soprannome: «The Big Three», infilò tanti di quei successi da rendere il golf uno sport planetario. E dopo di loro? Tutto il meglio del golf, racchiuso fra quelle stesse le celebri lancette, che girano assieme al golf da cinquant'anni: le rivelazioni della nuova generazione come Jordan Spieth, Jason Day e Rickie Fowler, i fuoriclasse Tiger Woods e Phil Mickelson in buona compagnia di Martin Kaymer e Adam Scott, tutti vincitori di Major. Mentre l'altra metà, quella rosa, di Rolex porta nomi e cognomi non meno noti ai supporter dello sport verde per eccellenza: da Annika Sörenstam a Lorena Ochoa, a Lydia Ko, «Rolex Player of the Year», nel 2015, a numerose campionesse vincitrici di almeno un Major, come Alexis Thompson, Yani Tseng, Anna Nordqvist. Accennavamo alle maggiori competizioni in cui Rolex ha dato e continua a dare «timing»: da oltre trent'anni, è all'Open Championship, uno dei Major più iconici nonché il più antico torneo di golf, organizzato dal Royal and Ancient Golf Club of St Andrews che, da oltre 250 anni, tutela con le sue ferree regole l'integrità di questo sport. Ma è solido anche il legame con l'USGA (United States Golf Association), che organizza l' U.S. Open e con il Masters, appuntamento di classe, ogni anno, negli States, all'Augusta National Golf Club. Poi c'è il golf europeo contro quello americano, che trova la quintessenza dell'agonismo nelle formidabili competizioni della Ryder Cup e, per le proettes, della Solheim Cup.

E Rolex, c'è. Anche qui, ovvio

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