Così Watson rivoluziona il supporto decisionale

Così Watson rivoluziona il supporto decisionale

Il nome rende omaggio al fondatore di Ibm: Thomas J. Watson. La sua notorietà è iniziata nel 2011 quando, presentato come un supercomputer basato sull'intelligenza artificiale (Ai), vinse contro campioni umani un'edizione del quiz show americano «Jeopardy».
Da allora Ibm ha investito molto in Watson, una tecnologia di cognitive computing che apre nuovi orizzonti nel mondo dei sistemi di supporto decisionale (decision support system), macchine che aiutano ad affrontare e risolvere problematiche complesse. A differenza dei cosiddetti sistemi esperti, che automatizzano la ricerca di risposte in campi predefiniti grazie all'incorporazione di regole specifiche, i sistemi di Watson non sono pre-programmati, ma imparano autonomamente terminologie, fenomeni e fonti di conoscenza relative a ogni campo di applicazione, divenendo così sempre più in grado di fornire risposte e intuizioni inaspettate e impossibili da trovare in breve tempo. Il tutto è reso possibile dall'applicazione di tecniche di riconoscimento del linguaggio naturale (ma anche di immagini e video), di intelligenza artificiale, e di visualizzazione di analisi e dati. È importante sottolineare che questi sistemi non mirano a sostituire le persone, ma a supportarne le decisioni. Un caso di applicazione molto interessante di Watson è quello del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Ibm e gli oncologi del Mskcc hanno collaborato per integrare il sistema di cognitive computing con le sempre più voluminose banche dati contenenti dati diagnostici dei pazienti, terapie applicate e relativi esiti, risultati di ricerche di biologia molecolare e pubblicazioni. Grazie a Watson, accessibile anche da diversi tipi di dispositivi, in ogni luogo e in ogni momenti, oggi i medici del Mskcc riescono a emettere più velocemente diagnosi e a decidere terapie per centinaia di sottotipi di cancro, senza che ciascun oncologo debba essere esperto in ogni sottotipo tumorale. Gli investimenti di Ibm in Watson hanno portato la tecnologia a essere fruibile attraverso Internet come servizio, cioè come servizio cloud.
Ciò consente alle software house di creare applicazioni che non prevedono l'installazione di sistemi Watson presso i propri clienti. Grazie al modello Platform-as-a-service (Paas), gli sviluppatori possono creare soluzioni che integrano le proprie applicazioni e le banche dati dei loro clienti con i sistemi Watson installati in data center Ibm distribuiti nel mondo e le banche dati di terze parti a essi già connessi. Inoltre possono beneficiare della sinergia tra le proprie risorse umane, quelle di Ibm e un numero sempre maggiore di professionisti freelance o di altri enti che partecipano all'«ecosistema». Facendo leva su questo nuovo paradigma, Dbs Bank di Singapore, uno dei leader asiatici nel wealth management, riesce a creare nuovi servizi personalizzati per i propri clienti, fornendo loro la più aggiornata consulenza finanziaria.

Fluid, una software house di San Francisco, ha deciso di basarsi su Watson per sviluppare applicazioni che rendono le esperienze utente nei negozi online più coinvolgenti e in grado di convertire il maggior numero di navigazioni in acquisti intelligenti.

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