Cronaca locale

Cosa c'è dietro le quinte? Il laboratorio della Scala

Per ogni spettacolo del Teatro ci vogliono mesi di lavoro e un team completo di scenografi, falegnami, fabbri, scultori e...

Cosa c'è dietro le quinte? Il laboratorio della Scala

Grandi edifici impastati con ferro, vetro, mattoni; pareti interne altissime interrotte da ampie finestre e passerelle sopraelevate per controllare a distanza quanto accade a pian terreno; carrucole fuori misura, rumori diversi, odori intensi: sembra di essere in un cantiere industriale, invece siamo nei Laboratori Scala Ansaldo. Qui si immagina, si progetta, si plasma, si leviga, si salda, si monta, si cuce: si creano le scenografie e i costumi delle opere liriche e dei balletti che vengono rappresentati in Teatro. Ce lo spiega Angelo Sala, Capo Servizi Laboratori, che si occupa di supervisionare i risultati di ogni squadra di artigiani: scenografi, scultori, fabbri, falegnami, attrezzisti. «In tutto siamo 130 persone», dice «ogni anno realizziamo le scene di circa sei nuovi spettacoli (per ognuno occorrono quasi quattro mesi di lavoro) e confezioniamo mille nuovi costumi. Ma operiamo anche il ripristino dei vecchi allestimenti ripresi in cartellone; si tratta di un lavoro delicato perché ci è richiesto un restauro funzionale, che si attenga all’originale senza però deroghe alla sicurezza».

Per prima cosa si riportano nelle dimensioni del teatro i bozzetti, tracciando i segni con righelli di circa due metri; alcuni degli ampi fogli così ottenuti diventano le istruzioni tecniche per i vari reparti, altri invece la base per i fondali dipinti. Gli scenografi realizzano con pennelli lunghi un metro i disegni sulle tele di cotone e colorano con tecniche diverse gli oggetti modellati da falegnami e scultori. Ogni grande elemento tridimensionale viene diviso in porzioni lunghe e strette: «Sono moduli di otto metri di altezza per due metri e 40 centimetri di larghezza perché i camion che trasportano le scene in teatro hanno queste dimensioni; ogni striscia è numerata in modo da permettere una veloce ricostruzione dell’elemento smontato», spiega Sala. Nel laboratorio di scultura - a suon di coltelli, lime, spazzole di ferro e carta vetrata - si modellano lastre di polistirolo, bianco come il marmo ma molto più leggero ed economico. I falegnami (tra loro c’è anche una donna!) imbastiscono le strutture portanti, mentre i fabbri sono spesso alle prese con grandi girevoli. In sartoria e attrezzeria regnano sovrani il silenzio e i colori: le sarte tingono le stoffe in vasche di metallo, compongono acconciature dall’aspetto prezioso, incollano false pietre, circondano di panno le forme per i copricapo, tagliano i tessuti approvati dal costumista, fissano sui figurini i campioni delle stoffe da ordinare, imbottiscono i manichini per simulare le taglie “forti” dei cantanti, scelgono i bottoni tra centinaia di esemplari.

A questo punto una domanda sorge spontanea: come si fa a diventare artigiano di un laboratorio teatrale?. Sala risponde che per scenografi, scultori e attrezzisti è necessario frequentare il liceo artistico, l’Accademia di Belle Arti e infine specifici corsi generalmente organizzati all’interno dei teatri stessi, Scala compresa; per le altre professioni (sarte, falegnami, macchinisti, fabbri) è sufficiente iscriversi ai relativi corsi di specializzazione.

«Non è facile entrare in questo mondo magico», conclude Angelo Sala, «ma il Teatro alla Scala cerca di offrire una possibilità ai giovani più meritevoli e appassionati della nostra Accademia».

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