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"Costretti a fare il mutuo per la licenza del taxi E prendiamo 5 euro l’ora"

La storia emblematica di Gavino Torrente: "Ci indebitiamo e ora il governo ci vuole rovinare". Nel mirino di Monti anche i servizi pubblici COMMENTO: Che pena lo scrittore che fa l'esattore fiscale VIDEO: Ecco cosa pensano tassisti, farmacisti, edicolanti

"Costretti a fare il mutuo  per la licenza del taxi  E prendiamo 5 euro l’ora"

Milano, corso Buenos Aires, metà pomeriggio. Gavino Vincenzo Torrente, taxi numero 4520, attende passeggeri. Sale un cronista che vuole parlare di liberalizzazioni. Risposta: "Ma che vuol dire? Lei sa che cosa vuole liberalizzare il governo?".

Licenze gratis, pare di capire.
«Ma sono già gratis. Io nel 1982 ho pagato 500 lire di bollo».

E il mercato più o meno clandestino?
«Le concessioni vengono bandite dal Comune e sono gratuite. Si fa una graduatoria in base ai titoli di studio, le lingue parlate, eccetera. Ai miei tempi si guardava l’anzianità di servizio».

Lei ebbe la licenza perché lavorava già?
«Dal 22 novembre 1968. Allora ero in una società privata. Prima auto, una Seicento multipla. Facevo il turno rosso, dalle 12 alle 22. Quando il Comune emise il bando fui inserito in graduatoria».

Ma molti suoi colleghi devono pagare.
«Chiaro. Non escono tutti i giorni nuove licenze e c’è tanta richiesta. Si crea un mercato, è normale. Io vado in pensione, vuoi la mia licenza? Paghi qualcosa».

Quanto?
«Eh, parecchio. Man mano che il meccanismo avanza, il prezzo aumenta. Da quello che sento in giro, qui a Milano siamo sui 190mila euro».

Un appartamento.
«Adesso che c’è poco lavoro, tanti giovani cercano di buttarsi in questa attività».

E senza bandi per nuove licenze, bisogna comprarne una.
«Non è un vero acquisto ma una specie di buonuscita. Vuoi la licenza? Mi dai qualcosa. È una legge di mercato».

Una legge costosetta.
«Ma con quei soldi ti sei comprato un posto di lavoro, sei sicuro e tranquillo, nessuno ti licenzia, e se ti dai da fare bene o male la michetta la porti a casa».

Lei quanto guadagna?
«Tolte le tasse e le spese, attorno ai 5 euro l’ora».

Ci sono scadenze fisse per i bandi comunali?
«Secondo necessità. Adesso per esempio, in vista dell’Expo 2015, può darsi che saltino fuori altre 250-300 licenze».

Lei quanti anni ha?
«75».

Ed è ancora al volante. Complimenti.
«In realtà ho avuto un problema. Mio figlio ha venduto la sua licenza e deve aspettare cinque anni per averne un’altra. Ancora un paio d’anni e gli intesterò la mia. Ora lui fa dalle 6 alle 14 e io dalle 16 alle 24. Otto ore ciascuno con la stessa auto e la stessa licenza. Oh, tutto in regola e autorizzato dal Comune».

Perché voi tassisti siete tutti così arrabbiati?
«Chi ha pagato facendo mutui su mutui, non è contento se domani il governo gli dice che quel pezzo di carta non vale più niente. Conosco un ragazzo che tre anni fa ha dovuto ipotecare la casa del suocero perché non aveva ancora finito di pagare il mutuo di casa sua. Ha debiti per altri 7 anni. L’altro giorno era disperato: se liberano le licenze come farà a pagare?».

Ma dice anche lei che il vostro è un mercato chiuso.
«Lo vede questo tassametro? L’ha sigillato un funzionario del Comune. Senza il piombino non posso circolare. Devo applicare prezzi fissati dal Comune per tutelare i clienti dagli abusivi. E la crisi vale anche per noi. Guardi quante vetture ferme in piazza Scala».

Mi faccia contare: 20. La coda comincia in piazza Meda.
«Alle cinque del pomeriggio di un giorno normale i posteggi dei taxi dovrebbero essere vuoti. Vero che lavorando meno consumiamo meno benzina, però restano tasse, bollo, assicurazione, revisione, contributi, riparazioni. E se vendo la licenza, ci pago le tasse».

Ci mancherebbe.
«Si stipula un regolare contratto di successione e l’Agenzia delle entrate manda la cartella da pagare».

Quindi lo Stato guadagna su questo sistema che vuole abolire.
«Eccome. Tre anni fa mio figlio ha venduto la sua licenza per 159mila euro e ne ha pagati 27mila di tasse. Non sono pochi. Questo presidente Monti non penso sappia come funziona il servizio taxi».

Come? Monti è presidente della Bocconi, sa tutto.
«Sì, ma lui i taxi non li prende.

Ha l’auto blu».

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