Cultura e Spettacoli

La crisi contagia i reality: le star sono i poveracci

Basta ricchi e belle donne: le reti Usa danno più spazio ai disoccupati. Che partecipano agli show per campare

La crisi contagia i reality: 
le star sono i poveracci

New York - Finiti i tempi dei reality da invidia, di quelli che puntavano il mirino sui miliardari, sulle star o sulla vita privata di bellissime copie, adesso la tv d’oltreoceano porta sul piccolo schermo un’America che naviga nella disoccupazione. E che deve tirare la cinghia.
I creatori dei reality presentano nuovi copioni, destinati ad avere immediato successo (e magari ad arrivare anche in Italia...). Il primo s’intitola Job Whisperer e sta per esordire con due storie parallele: la prima vede una povera madre del New Jersey alle prese con la sua ricerca disperante per trovare lavoro e mantenere i figli, la seconda ha come protagonista un veterano della guerra in Afghanistan che cerca di integrarsi in una cittadina del Connecticut, per dimenticare gli orrori del campo di battaglia e trovare lavoro.
Per entrambi la strada è difficile, quasi impossibile: milioni di americani disoccupati, il 9,1 per cento secondo un’ultima statistica, si rispecchieranno negli sforzi titanici dei protagonisti, nelle porte sbattute loro in faccia e impareranno dai consigli che un head hunter (un aggressivo italoamericano di nome Stephen Viscusi) regala ai due già fin dalla prima puntata: «Chiedi uno stipendio basso, non ti mettere troppo trucco, togli qualsiasi schifezza personale da Facebook perché i datori di lavoro andranno a controllarti anche lì». Sulla falsa riga segue The Fairy Jobmother, in cui Hayley Taylor diventa una «fata turchina» e aiuta disoccupati a trovare lavoro.
In Storage wars chi non paga l’affitto di un deposito (un fenomeno ormai comunissimo) si trova invece tutti i beni venduti all’asta: in una scena drammatica una vedova implora il banditore di non vendere oggetti appartenuti al marito.
C’è poi Pawn Stars, reality sulle casalinghe stavolta veramente disperate, ma ancora disposte a tutto pur di essere alla moda: ambientato in un negozio di seconda mano di Soho, a New York, chiamato Second time around, lo show vede le mogli degli ex miliardari di Wall Street lottare per comperare un paio di scarpe firmate, una borsetta di Prada o un abito di Gucci. Se quest’ultimo costava migliaia di euro nelle boutique, qui si trova a meno di cento euro. Ma le ladies devono fare quasi a pugni per lottare.
Hardcore Pawn segue la famiglia Gold, proprietaria di un banco dei pegni del ghetto di Detroit alle prese con poveri, gang e pushers, in un mondo di minacce e bestemmie. Extreme couponing sta spopolando seguendo delle casalinghe che usano i buoni sconto per acquistare a prezzi incredibili detergenti, carta igienica e cibi in scatola e il pubblico femminile s’immedesima in queste lezioni di risparmio.
Se da un lato la televisione americana ha cercato quest’autunno di far sognare il pubblico offrendo serial farciti di fantasia e orrore, dall’altro i reality si vengono invece a scontrare con la realtà sempre più dura. Ed ecco approdare sullo schermo American Pickers (Cineflix) nel quale due esperti d’antiquariato vengono invitati a rovistare tra gli scatoloni, le valigie e i mobili tenuti in cantina o in solaio, alla ricerca di oggetti da vendere. Il creatore, Simon Lloyd, spiega che la maggioranza degli oggetti trovati - appartenenti a nonni e generazioni passate - vengono dagli anni Trenta. «Anni più felici e speranzosi, con ricordi di un’America che risorgeva dalla Grande depressione».
Messi insieme questi reality formano quella che è stata ribattezzata «la televisione della depressione».

Ma pare che anche i telefilm vogliano seguire il trend: il produttore dell’indimenticabile Sex and the city sta lavorando ad un nuovo serial, intitolato senza mezzi termini 2 broke girls, due ragazze senza più soldi.

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