Economia

Crisi, Draghi: "In eredità forte debito" Ma Tremonti: "Le entrate tengono"

Via libera al dl anticrisi che oggi approda alla Camera: passano le agevolazioni finanziarie, in favore delle pmi, attraverso una convenzione con l’Abi. Ma il governatore di Bankitalia avverte: "L'eredità della crisi sarà un debito molto elevato". E accusa: "Pressione fiscale da record". Ma il ministro assicura: "Fatti interventi positivi per la tenuta del nostro apparato produttivo"

Crisi, Draghi: "In eredità forte debito" 
Ma Tremonti: "Le entrate tengono"

Roma - Nel giorno in cui le Commissioni della Camerano licenziano il decreto legge anti-crisi il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, traccia così un quadro della situazione economica e, pur ricordando come sulla crescita la finanza pubblica "è neutra" ma dipende dalla ripresa mondiale, guarda con apprensione gli effetti della crisi sulla spesa pubblica, che sarà un debito molto elevato. Ma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ribadisce che "le entrate tengono". E assicura: "Abbiamo operato in modo giusto".

Crisi, debito e tasse: l'allarme di Draghi La fase di "progressivo peggioramento" della recessione sembra "essersi arrestata" e vi sono segnali positivi ma ora occorre intervenire in maniera "molto incisiva" sulla spesa perché "l'eredità della crisi sarà un debito molto elevato", e quindi spostare risorse nel bilancio pubblico "accrescendo quelle a lavoro e imprese". Draghi traccia così un quadro della situazione economica e, pur ricordando come sulla crescita la finanza pubblica "è neutra" ma dipende dalla ripresa mondiale, ammonisce come "resta prioritario dare sostegno al sistema produttivo". Un obiettivo perseguibile riallocando, quindi, risorse e modificando la composizione della spesa. Peraltro le misure anti crisi varate dal governo hanno tutte una copertura finanziaria. Il governatore, davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato esamina il Dpef licenziato dal governo che contiene stime in linea con quelli della stessa Banca d'Italia. Draghi condivide le misure sulle pensioni e l'equiparazione uomini-donne nel pubblico impiego. Sullo scudo, Draghi spiega che si tratta di una misura complessa ma, in risposta ai timori di una favoreggiamento della criminalità osserva come "nel provvedimento sono mantenuti i presidi antiriciclaggio". Draghi sottolinea così la necessità di intervenire in maniera "molto incisiva" sul contenimento della spesa nei prossimi anni per "poter raggiungere gli obiettivi sul disavanzo (2,4% del Pil al 2013) indicati nel Dpef, visto che gli scorsi anni hanno mostrato un aumento sempre superiore alle stime. In questo il federalismo fiscale dovrà dare una mano a contenere la dinamica della spesa. Il fisco è un tema centrale dell'intervento di Draghi. La lotta all'evasione dice, è fondamentale per poter nel medio termine ridurre "le aliquote d'imposta sul lavoro e sulle imprese". La congiuntura sfavorevole peraltro porta a "una contrazione delle entrate (1,2%), particolarmente marcata nel caso di quelle tributarie. Le imposte indirette scenderebbero del 3,8%; le dirette dell'1,5%. Nei primi sei mesi si osserva un forte calo del gettito dell'Iva (-11,3%) e di quello delle altre imposte sugli affari (-9,2%). La pressione fiscale, spiega il governatore, aumenterebbe di 0,6 punti percentuali, al 43,4% del pil". Ma dal fisco non arrivano notizie negative. Il gettito delle imposte versate in autotassazione, cioé in base alle dichiarazioni dei redditi, ha segnato un incremento rispetto al corrispondente periodo del 2008 stimabile nell'ordine di 2 miliardi. Gli ultimi dati parziali, dell'Agenzia delle Entrate, parlavano invece 300 milioni in più ma si fermavano ad inizio luglio. L'aumento, però, riflette le imposte sostitutive una tantum introdotte con la finanziaria per il 2008 e con il decreto anticrisi dello scorso novembre. Senza queste imposte, invece, l'Ires, l'imposta sui redditi delle società avrebbe segnato un calo.

Tremonti: "Le entrate fiscali tengono" Le entrate fiscali "tengono", non c'è stato il crollo temuto. Il governo ha agito bene contro la crisi, senza fare "grossi errori". Ma data l'attuale situazione è meglio agire con prudenza anche perché più coraggio, tradotto in conti pubblici, vuol dire "più deficit" e più costi per gli italiani. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, rassicura sull'azione di governo per fronteggiare la crisi in atto e davanti alle commissioni Bilancio e Finanze, in Senato, per l'audizione sul Dpef, rivendica l'azione di politica economica. Tremonti apre il suo intervento ricordando che il Dpef appena presentato (l'ultimo prima della riforma della legge di bilancio) è la "seconda puntata" di quello con il quale il Governo indicò le linee di politica economica dopo le elezioni. Un documento quello che già scontava l'arrivo della crisi economica. Il ministro ricorda così che si punta a garantire "finanza pubblica, tenuta della struttura sociale e liquidità, credito, alle imprese". Tutto questo in una situazione di sostanziale 'tenuta': gli ultimi dati macro "corretti per il ciclo - dice il titolare di via XX Settembre - confermano la tenuta del bilancio italiano". L'andamento dei conti pubblici, spiega il ministro, "è in linea con gli impegni internazionali e con le aspettative che all'estero hanno sulla Repubblica italiana. Corrette per il ciclo, - aggiunge - le previsioni contenute nel Dpef sono in linea con gli impegni assunti a livello internazionale". Con i conti in linea, le entrate che 'tengono' il governo - dice il ministro - ha fatto di tutto per "tenere aperto il canale del credito dalle banche alle imprese. Sommando tutti gli interventi fatti più la moratoria sul credito a favore pmi siamo di fronte ad interventi positivi per la tenuta e la conservazione del nostro apparato produttivo". Per Tremonti inoltre "dato l'accordo tra le imprese e le banche noi pensiamo di fare una norma fiscale diversa sull'accantonamento sulle perdite sui crediti in termini fiscali e premiali. Ma se non c'é l'accordo noi non interveniamo ex ante, vogliamo agevolare un accordo già intervenuto". Il ministro ricorda poi come negli altri paesi europei si è preferito intervenire sul settore bancario e finanziario con salvataggi che, in alcuni casi, si sono rilevati "un colossale flop". Tremonti ricorda anche le garanzie sul risparmio, gli atti legislativi (i Tremonti bond) e le convenzioni con Sace e Cdp. "Tutto è organizzato nel senso della conservazione dell'apparto produttivo tenendo aperti i canali del credito". E in particolare rispondendo alle osservazioni dell'opposizione sui Tremonti-bond il ministro afferma: l'iter e il loro utilizzo da parte delle banche è in "linea con le nostre stime", poi "spetterà al Parlamento controllare l'effettivo utilizzo". Infine le pensioni: Tremonti ribadisce che gli interventi non sono per far cassa perché le pensioni "non sono finanziarie". "Non bisogna pensare alla manovra sulle pensioni come se fossero finanziarie".

"Noi - aggiunge - abbiamo fatto un intervento che è l'agganciamento della speranza di vita al sistema dele pensioni ed è una riforma strutturale".

Commenti