Economia

M&A: la crisi «morde» il mercato nel primo semestre 2009

Flessione del 43,6% del valore delle operazioni a 705,7 miliardi di dollari. Fusioni tenute in vita dai settori energetico e farmaceutico e dalle procedure fallimentari. Enel ed Eni protagoniste. Ottima performance tra gli advisor per Mediobanca e Intesa Sanpaolo.

Roma. La crisi finanziaria ha molti volti. Uno dei meno conosciuti è quello del mercato delle fusioni e acquisizioni (M&A) che nel primo semestre del 2009 ha mostrato un andamento tanto debole quanto deludente.
Secondo un'analisi condotta dal provider specializzato Mergermarket, i primi sei mesi dell'anno si sono conclusi con un forte calo sia del numero di transazioni che del loro valore. A livello globale sono state infatti concluse 3.800 operazioni con un calo del 47,4% rispetto allo stesso periodo del 2008. L'ammontare totale dei deal è stato pari a 705,7 miliardi di dollari (502,9 miliardi di euro) registrando una flessione del 43,6% sul primo semestre dello scorso anno. Il vero impatto della crisi, però, si osserva solo operando un confronto con il periodo di massimo espansione del ciclo economico, coinciso con il primo semestre 2007 nel quale si totalizzarono 7.880 operazioni per un valore dio 2.100 miliardi di dollari, il triplo di quello attuale.
In realtà, spiega Mergermarket, la drammatica flessione del mercato è stata causata dalla caduta del cosiddetto «mid-market», ossia delle operazioni comprese tra 250 e 500 milioni di dollari, crollate del 67% a livello mondiale e del 70% nella sola Europa. Per i grandi deal sopra i 500 milioni di dollari la crisi si è fatta comunque sentire, ma se si considera il mercato degli Stati Uniti, il più importante del mondo, il calo si è fermato al 10% per quanto riguarda il valore delle operazioni. Al contrario, sono sensibilmente aumentate (+148%) le transazioni connesse alle procedure fallimentari che hanno raggiunto quota 223 in tutto il mondo.
I settori che hanno proseguito l'attività di fusione e incorporazione delle concorrenti appaiono quelli farmaceutico ed energetico. Le prime tre operazioni in valore a livello globale appartengono tutte al pharma: Pfizer-Wyeth (64 miliardi di dollari), Roche-Genentech (44,3 milioni) e Merk-Schering Plough (43,2 miliardi). Al sesto posto globale, ma primo in Europa figura l'acquisizione del 25% di Endesa da parte di Enel (14,2 miliardi). Nel Vecchio Continente dopo le integrazioni nel settore energetico Rwe-Essent (12,4 miliardi) e Vattenfall-Nuon (10,8 miliardi) figurano i salvataggi del Tesoro britannico di Rbs (29,8% per 7,6 miliardi) e Lloyds (21,6% per 5,6 miliardi). Sesta l'integrazione tutta interna al gruppo Eni di Snam Rete Gas e Italgas (5,4 miliardi).
Per gli advisor finanziari la musica è diversa. La crisi ha portato Goldman Sachs a scalare la classifica globale: seconda a fine 2008 si è ritrovata prima nel 2009 (265,8 miliardi di transazioni assistite). Segue Morgan Stanley che sale dal settimo posto al secondo (235 miliardi) mentre JpMorgan perde la leadership e finisce terza (215 miliardi). Le italiane si sono comportate benissimo: Mediobanca è salita dal 17simo al 15simo posto con 32 miliardi, mentre Intesa Sanpaolo ha scalato 40 posizioni salendo dal 55simo al 16simo posto con 26,7 miliardi.
Il termometro dell'M&A, avverte Mergermarket, è un indicatore «lagging» della situazione macroeconomica, cioè i risultati sono ritardati rispetto all'evoluzione attuale.

È probabile, concludono gli esperti, che la provvista di liquidità avviata a livello globale nel primo trimestre 2009 con aumenti di capitale ed emissioni obbligazionarie determini nella seconda metà dell'anno una vivace ripresa del mercato delle fusioni ed acquisizioni.

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