Politica

LA CRISI È DI PRODI NON DELLA POLITICA

Al contrario di quel che si dice ai vertici dell'Unione, il voto di oggi e di domani ha un significato politico generale. Perché è chiamato alle urne un quarto del corpo elettorale, cioè buone fette della società, sparse un po' ovunque sul territorio nazionale. Un campione importante. Poi perché siamo nel pieno della discussione sulla «crisi della politica» e ci si aspetta quanto meno un segnale capace di far capire quale è realmente il grado di disaffezione nei confronti di quella che è stata definita «la casta». Infine, perché il giudizio che sarà dato peserà eccome sul governo: se sarà effettivamente negativo, come indicano i sondaggi, non riuscirà a far finta di niente una maggioranza che è al potere per una manciata di voti, che considera il Parlamento un fastidioso intralcio, che spesso al Senato si regge non sulla rappresentanza elettiva, ma sui senatori a vita. In altri termini che è minoranza.
Il significato politico generale del test non riguarda solo i suoi possibili effetti sui «palazzi». Ci si può aspettare molto di più. In primo luogo capire - penso soprattutto al Nord - quanto pesa ancora la frattura fra l'Unione e l'Italia che produce ricchezza, provocata dalle scelte della Finanziaria e dall'aumento della pressione fiscale. Poi, per stare ad un argomento di stretta attualità, sarà utile cercare di leggere anche la possibile traduzione elettorale della recente mobilitazione del mondo cattolico in difesa della famiglia e contro i Dico. Per non parlare poi della questione della sicurezza, una delle più sentite dai cittadini e delle più legate al potere locale, questione che a sinistra è stata riscoperta solo grazie alla vittoria di Sarkozy. I grandi argomenti che si contrappongono nel conflitto bipolare sono tutti presenti nella cabina elettorale.
Si arriva al voto dopo una campagna più intensa di quanto in genere avvenga per le amministrative. È stato soprattutto Silvio Berlusconi ad impegnarvisi direttamente, contribuendo ad alzare il livello del duello, a rafforzarne il significato politico e evocarne le conseguenze. Ha scommesso direttamente sulla crisi di fiducia che ha investito non genericamente «la politica», ma più direttamente l'Unione e il governo. Ha lavorato per ridare visibilità al «blocco sociale» del centrodestra e per rendere più vicina la possibile alternanza.
Nella campagna non si sono visti quei segni di disaffezione e di distacco che dovrebbero plasticamente raffigurare la «crisi della politica», di cui tanto si è parlato e che Cordero di Montezemolo ha, da ultimo, cavalcato prospettando il possibile superamento del bipolarismo attuale. Forse ne troveremo qualcuno domani sera, se non altro nell'affluenza. Ma il segnale vero riguarderà direttamente Prodi, la sua coalizione, gli equilibri fra partiti, gruppi, aggregazioni vecchie e nuove. Si guarda a Genova, a Verona, a Piacenza.

Ma al di là delle città-simbolo, sarà il risultato complessivo a dire quanto è profonda la crisi di fiducia in cui è immersa l'Unione.

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