Politica

Criticato su internet Palamara non ci sta e vuole schedare tutti

Il presidente dell'Anm si sente diffamato da un articolo del sito legnostorto.com, la Procura di Perugia apre un’inchiesta e chiede alla polizia postale di avere i nomi e gli indirizzi di chi lo ha commentato. I curatori del sito: "È una vera censura"

Criticato su internet 
Palamara non ci sta 
e vuole schedare tutti

Anche chi commenta un articolo «scomodo» che prende di mira un magistrato rischia di essere prima identificato e poi querelato. L’ennesima disavventura del sito legnostorto.com - un mese fa l’ex magistrato del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo ha chiesto al sito 40mila euro perché si sente diffamato dall’«accusa» di non aver alcuno «spessore culturale per organizzare un golpe» - parte da un articolo del gennaio 2010 sul presidente dell’Anm Luca Palamara, in cui il magistrato romano viene definito una toga «dall’espressione troppo furba per potergli credere».

Palamara ha querelato il sito perché non ha gradito l’articolo in cui veniva sostanzialmente stigmatizzata la sua decisione di disertare l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010 in polemica con il Guardasigilli Angelino Alfano e perché considera evidentemente diffamatorie frasi come «l’interferenza di certa magistratura nei confronti dell’attività sia di governo che parlamentare è arrogante e pretestuosa», o come «i magistrati protestano contro l’intenzione dell’esecutivo di mettere un po’ d’ordine laddove regnano la confusione tanto professionale che ideologica, l’arretratezza, la disorganizzazione, la mancanza di responsabilità (la colpa degli errori non è mai di nessuno), la poca voglia di lavorare».

Si tratta di considerazioni che, condivisibili o meno, sono state ribadite più volte sui giornali e in tv ma che evidentemente il numero uno dell’Associazione nazionale magistrati ritiene non veritiere e ingiuriose. Il problema è che persino i commentatori, tutti utenti registrati e non certo teneri con la magistratura, rischiano di finire in tribunale solo per aver espresso le loro idee sul blog.
Nei giorni scorsi, infatti, sulla scrivania della redazione di legnostorto.com è arrivata una richiesta della polizia postale umbra (la Procura di Perugia è competente sui reati che riguardano i magistrati che lavorano a Roma, come appunto Palamara) nella quale il vice questore aggiunto della polizia Anna Lisa Lillini, nell’ambito dello stesso procedimento penale aperto dalla procura umbra, chiede nomi e cognomi di una dozzina di persone, indirizzi email e persino «data, ora e indirizzo Ip associato all’utente che ha eseguito la registrazione e quelli relativi all’ultimo accesso al forum», cioè quel codice numerico che consente di identificare il provider telefonico e l’indirizzo di casa o dell’ufficio dal quale sono partiti i commenti. Non basta. «La presente richiesta - si legge in neretto nel documento della polizia datato 22 febbraio 2011 - ha carattere di massima urgenza in quanto si presuppone che i dati temporali relativi agli indirizzi Ip sono prossimi alla cancellazione».

I curatori del sito sono furibondi e parlano di un chiaro tentativo di censura: «La retata continua - si legge sul sito - dopo la brillante idea davighiana di procedere direttamente nel campo civile, dunque per chiedere denaro, per perseguire un reato che – se esiste – è penale, ecco la pesca a strascico per conto del dottor Palamara che (...) si fa dare account e nomi di un buon numero di lettori di legnostorto.com, colpevoli di aver partecipato ad una discussione sul forum intorno al suo operato. Chissà che domani non ci chiedano anche i nomi di coloro che si sono macchiati della colpa di averlo letto...».

Ma quali sarebbero queste frasi considerate ingiuriose? «Palamara mi è antipatico», «Assomiglia e rotea gli occhi come Mastella» oppure «Non credo che sia quel mostro di furbizia che descrivete. A me sembra piuttosto un tipo da Grande Fratello». Qualche commento un po’ più cattivo è stato censurato da uno dei curatori del sito, finito anche lui nella black list della procura di Perugia, che si aspettava qualche strascico giudiziario («Quello che viene scritto qui sopra può essere usato non solo contro chi scrive, ma anche contro chi pubblica»). Anche uno dei blogger sembra prefigurarsi il peggio: «Dire che una persona mi è antipatica per ora (ho chiesto un parere a un legale) non è reato. Di questo passo presto lo potrebbe diventare». Basta aspettare...
felice.

manti@ilgiornale.it

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