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La Croazia è su un altro pianeta, ma il Settebello vale l'argento

Europei di pallanuoto. Hli azzurri cedono nettamente in finale a Zagabria contro la squadra del maestro Rudic. Però questo secondo posto è pesante

La Croazia batte un'Italia straordinaria 7-3 (2-2, 1-0, 2-0, 2-1) e vince la 29ª edizione del campionato europeo di pallanuoto. Allo Sports Park Mladost di Zagabria, piscina modernissima e da invidia, non c’era più lo spazio per un fazzoletto. Un inferno: 5000 spettatori che hanno reso il clima infernale, ma festoso. Fra le migliaia di sciarpe, bandiere e quant’altro a scacchi biancorossi della Croazia, spicca un nostro tricolore: nulla da imputare comunque al nostro Settebello che ha disputato un campionato europeo eccezionale. Forse nell’unica gara persa, questa con la Croazia, è mancata solo la forza fisica, i muscoli che nella pallanuoto fanno la differenza.
Gara comunque intrigante: c’è il maestro, Ratko Rudic (alla guida dell’Italia ha vinto tutto), e sulla panchina azzurra l’allievo, Sandro Campagna. La partita vede il nostro sette subito in sofferenza, un po’ come nella box: uno-due e Buslje e Boskovic esaltano i 5000 tifosi e mettono sotto gli azzurri. L’Italia incassa, ma non molla. E’ entrata in vasca con “gli occhi di tigre” : fa il suo gioco, dopo la prima metà del tempo iniziale incomincia a prendere anche le giuste misure sugli avversari. Ed il coraggio del Settebello è premiato: con grande responsabilità Stefano Luongo, classe ’90, fredda il portiere avversario. E poco dopo Pietro Figlioli, l’italo-brasiliano-australiano, scocca una bomba da circa sei metri. E porta al riposo l’Italia sul 2-2. Gran bella Italia ! E viene quasi da sorridere pensando che la formazione azzurra lo scorso anno si piazzò all’undicesimo posto al mondiale romano.
Il merito di questa fantastica trasformazione va senza dubbio a Sandro Campagna: il tecnico siracusano ha preso per mano la nazionale, costruendo un gruppo fantastico dove non ci sono le solite individualità “pesanti” ma un sensazionale spirito di gruppo. E la finale, così come la semifinale vinta con l’Ungheria, il Settebello l’ha giocata senza Maurizio Felugo, vittima della cattiveria gratuita del tedesco Schlotterbeck, affrontato nei quarti, che ha “girato” il suo dito anulare destro come fosse un grissino.
La Crozaia stacca ancora il vantaggio nella seconda frazione: gran gol di Barac, ex Brescia, che porta i suoi al riposo lungo sul +1. Gli azzurri cercano il gol, ma non trovano la porta difesa da Pavic. E si incomincia a sentire l’assenza di Felugo. Poi cedono ancora nella terza frazione: a rete Boskovic e Buslje (5-2), e adesso pesa come un macigno la poca precisione in superiorità numerica (1/7), a differenza di quanto visto in semifinale.

Nell’ultima frazione la Croazia dilaga: Jokovic e Musljm a rete, rompe il digiuno Gallo, ma ormai l’oro è andato.

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