Cronache

11 mila profughi in una settimana. E l'Europa se ne lava le mani

L'emergenza immigrazione ha raggiunto dimensioni insostenibili. I vescovi: "L'Europa se ne lava le mani". E pure la Boldrini bacchetta l'Ue: "Deve fare di più"

11 mila profughi in una settimana. E l'Europa se ne lava le mani

Gli sbarchi continuano senza sosta sulle coste italiane. I nostri centri di prima accoglienza sono allo stremo (a Pozzallo ci sono 470 profughi su una capienza da 250 persone) e continuano ad essere riempiti. In soli sette giorni oltre 11mila persone sono state soccorse nel Canale di Sicilia.

A questi bisogna aggiungere una 90ina tra eritrei e somali salvati questa notte su un barcone su cui - tra l'altro - è scoppiata una bombola di gas, ustionando 16 persone e uccidendo una donna.

Eppure l'Europa sta a guardare e non ha intenzione di muovere un dito in più rispetto a quello che ha fatto finora. Riconosce i limiti dell’operazione Triton, ma "non c’è ancora la volontà collettiva di un’azione marittima più forte", dicono le alte fonti diplomatiche europee in vista del Consiglio Esteri che lunedì avrà in agenda la Libia. E per la portavoce della Commissione "al momento non c’è stata nessuna richiesta di un vertice straordinario che molto probabilmente non cambierebbe la situazione"

Una posizione quantomeno discutibile, in un momento in cui l'emergenza immigrazione ha raggiunto dimensioni insostenibili. Se ne è accorta persino Laura Boldrini, che chiede all'Unione europea di "fare di più in termini di soccorsi in mare perché il Mediterraneo è confine europeo": "È giusto insistere perché ci siano investimenti adeguati da parte dell'Ue in ambito di soccorsi in mare".

Duro attacco anche dalla Cei, secondo cui non trovare soluzioni alternative "all’intervento armato" o alle "braccia allargate", è per i paesi europei "un modo elegante per lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia", come ha detto alla radio vaticana il segretario generale, mons.

Nunzio Galantino.

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