Coronavirus

"Il 30% dei tamponi mente". Ecco tutti i limiti

Sebbene siano ancora l'unico strumento di diagnosi per i positivi (o negativi) al Covid-19, i tamponi hanno enormi limiti non superando il 70% di affidabilità. "Il problema dei falsi negativi esiste" spiega il Prof. Rossolini. Gli "errori" hanno almeno due spiegazioni

"Il 30% dei tamponi mente". Ecco tutti i limiti

La Toscana "corre" per non farsi trovare impreparata qualora ci fosse una seconda ondata di contagi: secondo i calcoli della Regione, in condizioni di normalità, il prossimo mese si dovranno fare almeno 100mila tamponi. Ciò significa avere anche la disponibilità dei reagenti (che in alcuni casi sono venuti a mancare, a livello nazionale, durante la Fase 1 di maggior criticità) ed una capacità di effettuare almeno 5-6 tamponi al giorno, un impegno considerevole.

I limiti dei tamponi

Il tampone faringeo però, nonostante sia ancora l'unico strumento valido per scoprire se si è positivi al Covid-19, mostra enormi limiti, come dimostrato in queste settimane da numerosi pazienti "falsi negativi" ma in realtà con la malattia già in corso. Se la letteratura medica riporta un'attendibilità che non supera il 70% (un livello bassissimo), un motivo ci sarà, in realtà più di uno: se durante il prelievo del materiale organico ci fosse anche soltanto una micropresenza di sangue, il risultato sarebbe compromesso. Lo stesso accadrebbe se il virus, che come sappiamo può attaccare più organi, non si trovasse nelle alte vie repiratorie. Ecco spiegato perché il 30%, quindi tre tamponi su 10, possono dare un'esito praticamente errato.

"Nessun test è perfetto"

"Il problema dei falsi negativi esiste, è un’esperienza comune raccontata da molti clinici. Tuttavia ci sono anche falsi positivi o debolmente positivi – spiega il Prof. Gian Maria Rossolini, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Careggi, quartiere fiorentino – perché nessun test è perfetto e tutti hanno un margine di errore. È capitato che a un paziente più volte risultato negativo si sia riusciti a fare diagnosi di Covid solamente dopo due test sierologici, quando sono comparsi gli anticorpi", come si legge su LaNazione.

La strategia delle "3T"

Testare, tracciare e trattare per contenere il contagio: le "3T" sono la sfida della Toscana per raggiungere l'obiettivo dei 100mila tamponi. Perché ne servono così tanti? Soltanto per le persone a stretto contatto con i positivi in isolamento domiciliare ne servirebbero quasi 13mila, ai quali bisogna sommarne alcuni migliaia da effettuare nelle comunità ai quali si aggiungono anche i positivi ai test sierologici. A questi, vanno aggiunti i due tamponi finali, al termine del periodo di quarantena, per testare la guarigione.

Intanto, in questi due mesi di pandemia, la Toscana è al quinto posto in Italia per numero di tamponi effettuati (161.553) dietro a Lombardia (439.806), Veneto (399.806), Emilia Romagna (211.652) e Piemonte (188.

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