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5 domande e 5 risposte sulla bolletta

5 domande e 5 risposte sulla bolletta

Dalla centrale all'interrruttore: che strada fa l'energia elettrica che arriva nelle case?

Il mercato dell'energia si può suddividere in diversi fasi completamente separate. La prima è la produzione che comprende gli impianti (di varie società) che generano energia elettrica (centrali termiche, idroelettriche, ecc.). La seconda è la trasmissione: come gigantesche autostrade, potentissimi cavi trasportano in alta tensione l'energia (il servizio è gestito in regime di monopolio da Terna). La terza è la distribuzione: raggiunta una cabina di trasformazione da alta a bassa tensione l'energia viene distribuita nelle case. In ogni zona c'è una sola società che si occupa di quest'ultimo passaggio.

Spesso i contatori sono di una società e le bollette si pagano a un'altra. Come mai?

Molto semplicemente: il distributore (il proprietario del contatore) non è sempre il fornitore. Quest'ultimo fornisce l'energia (perché la produce o la compra all'ingrosso), la fa passare sui cavi, suoi o di altri (a cui paga una sorta di affitto), è responsabile del servizio clienti e fattura i consumi in bolletta. Si può cambiare fornitore, ma non distributore (come detto è unico in ogni zona e opera in regime di concessione). Questa divisione di compiti contribuisce a spiegare la complessità delle bollette, che devono tenere conto dei costi di trasporto e del cosiddetto dispacciamento (il trasporto ad alta tensione).

Si parla di apertura del mercato, ma esattamente che cosa si intende?

Vuol dire che le due fasi in cui ciò è possibile sono state liberalizzate: produzione e fornitura. Trasporto ad alta tensione e distribuzione locale sono due monopoli naturali (non sarebbe possibile a nessuno cablare ex novo una città e bisogna per forza far passare l'energia su quelli che ci sono) per cui si usano regimi giuridici diversi. Quanto alla fornitura il prossimo passo è la fine del servizio di maggior tutela, un regime con prezzi e condizioni «amministrate» e sorvegliato dall'Autorità per l'energia, a cui possono aderire gli utenti che fino ad ora non hanno scelto il mercato libero (vedi articolo in pagina).

I prezzi del kilowattora vengono determinati in Borsa. Ma come?

Il meccanismo è quello di una Borsa telematica, gestita dal Gme, Gestore dei Mercati energetici, dove i produttori (i padroni delle centrali) o i trader (commercianti all'ingrosso) vendono energia, e i fornitori del mercato libero o l'Acquirente unico (compra l'energia necessaria al servizio di maggior tutela) acquistano energia per se o per i consumatori. All'interno della Borsa il mercato più importante in termini di volumi di scambi è il «Mercato del giorno prima», dove, con un giorno di anticipo rispetto alla consegna dell'elettricità, si compra e si vende elettricità per ogni ora del giorno seguente.

Alcune procure indagano per speculazioni sulla Borsa elettrica. Che cosa è successo?

Nella Borsa elettrica, oltre al Mercato del giorno prima, c'è il Mercato infragiornaliero, con il quale si acquista per il giorno stesso e grazie al quale gli operatori si adeguano ai picchi imprevisti di domanda. Poi c'è il Mercato per il dispacciamento. Su quest'ultimo Terna (gestisce le autostrade ad alta tensione e fa da «vigile» del sistema per evitare che ci siano incidenti e blackout) compra energia in situazioni di «emergenza». Proprio per questo i prezzi sono più alti.

Le società sono accusate di aver «nascosto» energia sui mercati ordinari per vendere di più in emergenza e trarne un vantaggio improprio.

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