Cronache

Molotov sul luogo dell'incidente, urla in strada: "Vi diamo fuoco"

Le bombe segnalate dai residenti. Esplode la rabbia della gente. E negli accampamenti c'è paura: "Che colpa abbiamo noi?"

Molotov sul luogo dell'incidente, urla in strada: "Vi diamo fuoco"

È solo questione di ore. Uno dei tre rom, che mercoledì sera a Roma a bordo della Lancia Libra hanno falciato la filippina Corazon Abordo, ferendo altre otto ferme alla fermata dell'autobus a Boccea, si dovrebbe costituire presto e raggiungere nel carcere minorile di Casal del Marmo la moglie diciassettenne, arrestata subito dopo l'impatto mortale.

La sorella del giovane, padre di un bimbo di dieci mesi, è convinta che lui abbia accolto l'appello a consegnarsi subito nelle mani della polizia. È nebbia fitta, invece, attorno al terzo passeggero dell'auto killer. Per gli inquirenti non si tratterebbe però del padre, che l'altra sera si è autoaccusato davanti alle telecamere giurando di essere al volante. La sua versione, per la polizia, non è credibile perché non corrisponde ai racconti dei testimoni. E c'è il dubbio che la plateale confessione sia un goffo tentativo di coprire un altro minorenne. Gli accertamenti, perciò, proseguono a trecentosessata gradi e anche ieri gli investigatori della squadra mobile hanno ascoltato diversi zingari nel tentativo di individuare i due fuggitivi. In giornata sono stati passati al setaccio diversi accampamenti della capitale, a partire da quello di Casal Lombroso e di via della Monachina, dove abita la diciassettenne fermata e chiamata a rispondere di concorso in omicidio volontario. Una ventina le perquisizioni, anche in alcune abitazioni di Roma Nord. Al vaglio degli inquirenti ci sono poi le immagini di una telecamera di Mattia Battistini, che ha ripreso solo in parte l'incidente.

Nel campo della Monachina c'è tensione e angoscia. I rom temono ripercussioni e ieri solo cinque dei 20 bambini che frequentano la «Nando Martellini» sono saliti sul pulmino del Comune per andare a scuola. «Io li ho mandati nonostante la paura - racconta uno dei residenti -. Anche gli assistenti volontari dell'Arci che vengono qui ne hanno e ci hanno detto di fare attenzione ai nostri figli e di restare a casa».

«Non ci muoviamo più fuori dal campo da soli - racconta un altro -. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr.) da un'auto ci hanno urlato «vi diamo fuoco» e ancora «appena vedo ragazzini li investo con la macchina». «Ma che colpa abbiamo noi? Ci dispiace per la donna morta ma non siamo tutti uguali, anche gli italiani commettono reati». Per le strade di Boccea, invece, c'è tanta rabbia e la gente non parla d'altro che della mattanza di tre sere fa. In via Francesco Tamagno, a Primavalle, non lontano dal luogo dell'incidente l'altra sera i carabinieri hanno trovato tre molotov, grazie a una segnalazione arrivata al 112 nella quale una donna riferiva di aver visto alcuni giovani occultare una busta dentro i cespugli. Giunti sul posto i militari hanno trovato tre bottiglie contenenti liquido e uno stoppino. Potrebbe essere benzina che forse qualcuno voleva usare durante la manifestazione di protesta anti-rom che si è tenuta due sere fuori dalla metro Battistini.

Ieri, invece, è stata la comunità filippina a organizzare in pizza del Campidoglio una veglia di preghiera per ricordare Corazon Abordo.

Il direttore della Caritas romana, monsignor Enrico Feroci, è intervenuto sul tema cercando di calmare gli animi. «Chi ha sbagliato deve pagare, ma fare campagna elettorale su questa tragedia è da sciacalli - dice -. La verità? I campi rom, soprattutto quelli abbandonati dalle istituzioni, vanno chiusi, perché rischiano di essere scuole di malaffare, covi dove comandano prepotenti, delinquenti e violenti. Sono ghetti che vanno chiusi, non per punire i rom, ma per integrarli». Della stessa idea il leader della Lega Matteo Salvini: «Non ne posso più di campi rom, non esistono più in nessun Paese europeo.

Se andiamo al governo in 6 mesi li azzeriamo tutti».

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