Cronaca locale

Altro che «fango» Ora Sala ammette il caso della villa

Il commissario sull'architetto che gli ha rifatto la casa al mare e ha lavorato per Expo: "Nessun altro caso De Lucchi". E non chiarisce i rapporti poco trasparenti col professionista

Altro che «fango» Ora Sala ammette il caso della villa

«Nessun altro caso De Lucchi», ha detto ieri il commissario Expo Giuseppe Sala in audizione al Comune di Milano. «Non ci sono altri casi di aziende o professionisti che abbiano lavorato anche per me», ha aggiunto con fin troppa disinvoltura. Tanto che vien ancora una volta da chiedersi se il commissario Expo (e candidato alle primarie del centrosinistra a Milano) a questo punto ci sia o ci faccia. Perché se non ci sono altri casi De Lucchi, allora significa senza più possibilità di smentita che un caso De Lucchi c'è. E, di fronte a un «caso De Lucchi», magari si avrebbe il dovere di fare un passo indietro. Significa che non è vero, come hanno sbraitato quelli del Pd (per la verità solo 7uelli di rito renziano), che l'attacco a Sala è roba della solita destra becera. Non è vero che il Giornale è una macchina del fango, veleno schizzato dal segretario lombardo del Pd Alessandro Alfieri e da quello milanese Pietro Bussolati. E, a questo punto, la macchina del fango è proprio il Pd, pronto a infamare la sacrosanta inchiesta messa a punto da fior di giornalisti che hanno dimostrato come Sala abbia utilizzato l'archistar Michele De Lucchi e il dipendente Expo Matteo Gatto (responsabile del masterplan) per la sua villa al mare di Zoagli.E altrettanto fuori luogo è il tentativo dello stesso Sala di gridare all'attacco «politico concentrico della destra e del giustizialismo senza scrupoli». Niente di tutto questo. Semplicemente la giusta denuncia del Giornale, seguita da quelle di Corriere della Sera e Fatto quotidiano, di uno scarso rispetto delle istituzioni nell'aver utilizzato per faccende domestiche un architetto a cui era stato assegnato (per di più senza gara) un appalto Expo.Per non parlare delle procedure disinvolte con cui Sala ha frazionato la parcella dell'architetto De Lucchi in tre parti inferiori ai 40mila euro, soglia oltre la quale per un soggetto di diritto pubblico come Expo ci sarebbe stato l'obbligo di gara. Un trucchetto che ha consentito a Fiera Milano spa di aggrapparsi alla «continuità» e affidare sempre a De Lucchi un altro appalto (anche questo senza gara) da 488mila euro (più Iva e cassa pensioni) per Padiglione Zero ed Expo center.

«Non avevamo fatto alcun nome», ha assicurato Sala a Repubblica. C'è invece chi dice che sia stata proprio Expo a indicare De Lucchi. Dovessero uscire dei documenti, diventerebbe davvero difficile negare le pressioni di Expo su Fiera Milano.E così c'era attesa ieri in Comune di Milano per l'audizione di Sala. E fa niente se il presidente della commissione Expo è ancora Ruggero Gabbai, quello stesso consigliere comunale del Pd che ha messo su Facebook la foto del comitato elettorale di Sala riunito nella sede ufficiale di Expo. Comitato elettorale per Sala sindaco di cui lo stesso Gabbai fa parte. Nessun imbarazzo, dunque, a sinistra nel veder di fronte in commissione controllore e controllato, perché evidentemente i conflitti di interesse valgono soltanto a destra. E possibile che nessuno, sempre tra le anime belle della sinistra, si domandi a chi toccherà chiedere al commissario Sala i bilanci di Expo una volta che lo stesso Sala fosse diventato sindaco di quel Comune di Milano che di Expo è azionista di riferimento? Sarà il sindaco Sala a chiedere i bilanci Expo al commissario Sala? Non è un po' troppo anche per la razza padrona renziana, così digiuna di Costituzione e così poco avvezza al galateo istituzionale? E, del resto, che dire del Comune arancione di Giuliano Pisapia, quello dei «diritti per tutti», che ha fatto mettere le mani addosso ai giornalisti dai «ghisa» per farli uscire dall'aula della commissione? Fosse successo con Albertini o la Moratti? Comune fascista e sindacati in piazza.

Per il resto, ieri in commissione, dopo aver ammesso l'utilizzo di De Lucchi per la villa al mare, Sala non ha spiegato molto altro. Nessun documento sugli appalti, nessun chiarimento su quanti siano stati affidati con trattativa privata, quanti con bando pubblico e quanti con procedura negoziata. Nessuna risposta su quanti siano stati spezzettati per aggirare l'obbligo di gara oltre i 40mila euro. «Vi manderò le carte», ha risposto ai consiglieri. Essendo Sala un ottimo manager, è da escludere che sia arrivato impreparato. E allora si vedrà.

Siamo solo all'inizio.

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