Cronache

Ammettiamolo, tutti noi grazie alla Fallaci ci sentiamo infinitamente meno soli

Cresce la consapevolezza che i terroristi islamici sono l’incarnazione più genuina dell’islam. E cresce anche la diffidenza e la ribellione nei confronti della quinta colonna interna presente in Italia. Di questo siamo debitori alla grande giornalista

Ammettiamolo, tutti noi grazie alla Fallaci ci sentiamo infinitamente meno soli

Q uando conobbi Oriana, lo Stato mi aveva da poco affidato una scorta a tutela della mia vita. Il 14 aprile 2003, mentre mi accingevo da Kuwait City a partecipare a una puntata speciale della trasmissione di Raiuno Porta a porta condotta da Bruno Vespa, che si trovava nell’emirato, ricevetti una telefonata da un alto dirigente del Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica). Mi informò che i nostri servizi segreti avevano appreso da fonti arabe altamente attendibili che la dirigenza di Hamas aveva espresso un forte risentimento per la mia condanna del terrorismo suicida palestinese e aveva minacciato di uccidermi se avessi continuato nella mia critica. Il responsabile del Sisde mi consigliò di rientrare immediatamente in Italia perché, a suo avviso, in Kuwait la mia vita era cinque volte più a rischio che in Italia. Chiamai subito il direttore della “Repubblica”, Ezio Mauro, il quale era stato appena informato del caso dal direttore del Sisde, Mario Mori. Con Mauro concordammo che sarei ripartito appena ne avessi avuto la possibilità. Che si presentò l’indomani grazie a un posto gentilmente offertomi dalla troupe di Porta a porta su un piccolo aereo noleggiato. Da allora cominciò la mia vita “blindata” per decisione dello Stato italiano. Quando conobbi Oriana cominciai a ricevere implicite condanne di morte da parte di estremisti islamici nostrani che mi additarono pubblicamente come “nemico dell’islam”. Nel novembre 2003 denunciai il presidente dell’Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), Nour Dachan, che prima dell’inizio di una puntata di Porta a porta, mi disse in arabo: “Noi abbiamo deciso di non avere più nulla a che fare con te. Ti sei schierato contro la comunità musulmana. Questo atteggiamento non cambierà fino a quando non rientrerai a far parte della comunità musulmana. Tu per noi sei un nemico dell’islam”. Successivamente ho denunciato il Segretario nazionale dell’Ucoii, Hamza Roberto Piccardo, per aver sostenuto il 25 marzo 2005 a Marina di Massa, davanti a duecento membri dei “Giovani musulmani d’Italia”, che “Magdi Allam è un nemico dell’islam”. È indubbio che Oriana mi stimava perché sono stato il primo in Italia a denunciare che il terrorismo islamico, fondandosi sulla violazione del valore della sacralità della vita propria e altrui che sostanzia l’essenza della nostra umanità, dopo aver infierito contro Israele, gli ebrei e i cristiani, si è ritorto contro gli stessi musulmani che non ottemperano in toto a ciò che prescrivono Allah nel Corano e Maometto, al punto che i musulmani sono diventati le principali vittime del terrorismo islamico. Così come sono stato il primo a denunciare l’ipocrisia dei musulmani che condannano il terrorismo islamico solo se le vittime sono arabi e musulmani, mentre lo approvano se le vittime sono israeliani, ebrei, cristiani o occidentali, confermando la loro contiguità ideologica con i terroristi islamici. Sono stato il primo in Italia a spiegare che il terrorismo islamico non è di natura reattiva ma aggressiva; che non implode per la frustrazione dei “burattini” ma esplode per la cinica volontà dei “burattinai”; che i terroristi islamici soffrono principalmente di crisi valoriale e identitaria più che di crisi economica. Così come ho evidenziato che l’arma vincente del terrorismo islamico è il terrorista stesso trasformato da persona in robot della morte, emergendo come la punta dell’iceberg di una filiera che parte dalla predicazione d’odio in alcune moschee e culmina nell’attentato; che pertanto il nemico da combattere non sono le bombe, i kalashnikov o le cinture esplosive, ma il lavaggio di cervello che modifica mentalmente e affettivamente le persone al punto che con il sorriso sulle labbra ci dicono “così come voi amate la vita, noi amiamo la morte”; che la prevenzione è efficace solo se si vieta la predicazione d’odio bonificando le moschee e i siti Internet che propagandano la guerra santa islamica; che noi vinceremo questa guerra solo se scardineremo l’iceberg, la filiera che comprende la predicazione d’odio, il lavaggio di cervello, il reclutamento e l’addestramento, non limitando a intercettare e sanzionare solo la punta dell’iceberg, il singolo terrorista o il singolo imam violenti. Oriana non ha tenuto presente che solo perché ero musulmano ho potuto condurre, dall’interno della realtà islamica e calandomi nel vissuto dei musulmani, la prima inchiesta in Italia sulle moschee “calde”, sulle “comunità islamiche”, così come ho potuto far conoscere agli italiani la realtà del radicalismo e del terrorismo islamico presente in Europa, in particolar modo in Gran Bretagna, la patria del multiculturalismo e dell’islamicamente corretto. Così come solo perché ero musulmano ho potuto denunciare i sermoni d’odio che il 7 giugno 2003, proprio mentre Oriana mi corteggiava al telefono, indussero il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu a espellere dall’Italia nientemeno che l’imam della Grande Moschea di Roma, Abdel-Samie Mahmoud Ibrahim Moussa. Oggi sempre più italiani, europei, occidentali, spiriti liberi ovunque nel mondo, ammettono: “Oriana aveva ragione”. Cresce la consapevolezza che la radice del male è l’islam. Cresce la presa d’atto che i terroristi islamici sono l’incarnazione più genuina dell’islam. Cresce la diffidenza e la ribellione nei confronti della quinta colonna filo-islamica dentro casa nostra: governanti nazionali ignoranti, inadeguati, venduti e traditori che antepongono l’interesse degli stranieri a quello degli italiani; burocrati europei designati per il loro servilismo che hanno riesumato una dittatura più subdola e non meno deleteria del fascismo e del comunismo perché sta scardinando le istituzioni fondanti della nostra umanità e civiltà, dalla sacralità della vita, alla centralità della famiglia naturale fino alla sovranità nazionale; banchieri e speculatori finanziari che stanno violentemente sconvolgendo il mondo per mettere al centro il denaro anziché la persona, promuovendo la prevalenza della dimensione virtuale della moneta rispetto a quella dell’economia reale, abbattendo gli stati nazionali attraverso l’auto-invasione di milioni di clandestini, scardinando la civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane favorendo il relativismo valoriale; la Chiesa di Papa Francesco che ha dissacrato il cristianesimo e profanato le chiese legittimando l’islam come religione su un piede di parità e istituendo le cerimonie interreligiose islamo-cattoliche in cui sacerdoti e imam si alternano sull’altare pregando indifferentemente il Dio Padre e Allah, evocando Gesù e Maometto come se fossero entrambi dei sant’uomini. Tutto ciò che succede era stato, nelle sue linee generali, rappresentato in modo sostanzialmente corretto da Oriana, anche se si può ovviamente divergere sull’analisi dei fatti specifici, sulle previsioni elaborate e sulle prospettive immaginate. Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci vendette 500 mila copie in poche ore. Fu uno straordinario successo. In una dichiarazione ai microfoni del Tg5, Oriana rappresentò se stessa come “la voce della gente”, concludendo: “Oggi mi sento infinitamente meno sola”. «È un po’ difficile, oserei dire imbarazzante, commentare un successo personale di queste proporzioni. Mezzo milione di copie, oltretutto in meno di un giorno. Io posso commentarlo, cioè spiegarmelo, solo cosi. Il successo è quello degli italiani che l’hanno comprato perché comprandolo hanno dato voce finalmente a sé stessi, hanno rotto il silenzio. (...) A questo continuo a chiedermi: “Ma come spieghi questo fenomeno, come mai succede a te”, io mi stringo nelle spalle e rispondo: “Perché dico quello che penso e ciò che penso è ciò che la gente pensa e quasi mai dice. E quello che la gente pensa e quasi mai dice è la verità. E in tanti anni hanno trovato qualcuno che dava voce al loro silenzio. (...) Perché la gente in Italia è stata intimidita, è stata spaventata, è stata ricattata. Perché a non dire ciò che chi comanda vuole che si dica, la gente teme di essere punita, di essere rimproverata, di passare per cretina, da cattiva. (...) La prima verità è ciò che io chiamo Eurabia. Quando dico che l’Europa non appartiene più a noi, che l’Europa è ormai un’Eurabia, è la verità indiscutibile che tutti hanno sotto gli occhi, vedono tutti i giorni, toccano con mano tutti i giorni, ma nessuno, pochi, hanno il coraggio di riconoscere, e nessuno ha il coraggio di dire ad alta voce, altrimenti succede quello che ho detto prima. (...) Sono contenta perché io parlo della solitudine dei tanti italiani, ma parlando della solitudine dei tanti italiani parlo anche della mia. Oggi mi sento infinitamente meno sola». Noi tutti oggi, volenti o nolenti, siamo debitori a Oriana. Lei è stata indubbiamente la voce che più di altre ha saputo scuotere le nostre coscienze, ha saputo costringerci a guardare in faccia alla realtà della guerra scatenata dal terrorismo islamico. Noi tutti, a dieci anni dalla sua morte, ammaestrati dai fatti che le danno ragione, abbiamo il dovere di dire: “Grazie Oriana”.

Anche noi, grazie a Oriana, oggi ci sentiamo infinitamente meno soli.

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