Cronache

Anche l'imam dei jihadisti tra i No border di Ventimiglia

Tra antagonisti e migranti si nascondono islamici radicalizzati. A Ventimiglia i jihadisti fomentano i richiedenti asilo musulmani a rivoltarsi contro la polizia. Ecco tutti i legami con la strage di Nizza e col terrorismo islamico

Anche l'imam dei jihadisti tra i No border di Ventimiglia

Che dietro agli antagonisti che agitano Ventimiglia ci sia qualcosa di criminoso lo ha detto chiaramente il capo della Polizia, Franco Gabrielli, dopo la morte dell'agente Diego Turra. "I No Borders sono professionisti dell'agitazione che molto spesso hanno poco a che vedere con i drammi delle persone che loro dicono di rappresentare, anzi credo siano più motivo di complicazione per queste persone". Nelle ultime ore i legami internazionali del movimento anti confini sono, infatti, finiti sotto la lente degli investigatori. A Ventimiglia, oltre alla presenza di Mohamed Lahaouiej Bouhlel, il jihadista franco-tunisino che ha ammazzato 85 innocenti sulla Promenade des Anglais di Nizza, è stato accertato il continuo via vai di un gruppetto di islamici radicalizzati.

Durante l'estate dello scorso anno, i "No border" hanno presidiato Ventimiglia fomentando gli immigrati a rivoltarsi contro la polizia. Tra gli antagonisti italiani, però, è ormai certo che fossero intrufolati alcuni islamici radicali. Tra questi, come riporta Libero, c'era anche l'imam della moschea del Bon Voyage di Nizza Sami Boubakri. A Ventimiglia, ormai da mesi, passa un po' di tutto. Giusto ieri, a Mentone, la polizia francese ha fermato un musulmano radicalizzato che si era mescolato tra gli immigrati in fuga dalla città ligure. Non è una novità che i jihadisti usino i richiedenti asilo per passare i confini e arrivare nel cuore dell'Europa. Così faceva Bouhlel che, mentre in Italia infuocavano gli scontri, scendeva in piazza per "difendere i diritti dei profughi" (guarda il video).

L'imam Sami Boubakri arriva a Ventimiglia il 17 giugno 2015, in pieno ramadan. Aiuta gli operatori e gli attivisti a distribuire i pasti agli immigrati musulmani, non appena cala il sole. Lo farà per tutta l'estate. Il 5 agosto, ben oltre la fine del mese di digiuno (il 17 luglio) viene poi fermato e identificato dalla polizia insieme ad altre sei persone. Viaggiano su due macchine. Oltre al religioso ci sono due franco-tunisini, due marocchini e Bouhlel. "Una delle due auto - si legge su Libero - sarebbe stata procurata da uno dei due tizi che compaiono nei selfie scattati dal terrorista di Nizza sul tir della morte". Bouhlel è senza documenti. Ai poliziotti dice di chiamarsi Laha Ouiej. Spezzando in due il cognome, riesce a non farsi riconoscere. In più racconta agli agenti di essere un attivista dell'associazione "Au coeur de l'espoir".

L'imam Sami Boubakri dice ai poliziotti di essere il presidente della "Fraternité du savoir". Tra le due associzioni, come spiega lo stesso religioso, è stato"costituito un unico collettivo". Peccato che, come spiega Fausto Biloslavo su ilGiornale, il gruppo "Au coeur de l'espoir" era gestito da estremisti salafiti, che accoglievano e aiutavano soprattutto profughi o clandestini musulmani."Le foto sul profilo Facebook - spiega Biloslavo - mostrano la mobilitazione a Ventimiglia e personaggi con il barbone islamico d'ordinanza che alzano un dito verso il cielo per indicare la volontà e la potenza di Allah".

Non dovrebbe, dunque, stupire se dall'analisi di quelle foto dovesse spuntar fuori qualche altro estremista islamico.

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