Cronache

Arrestato il re dell'eolico Vito Nicastri: "Ha finanziato latitanza di Messina Denaro"

Blitz dei carabinieri in provincia di Trapani: in manette esponenti delle cosche di Vita e Salemi. Il pentito Cimarosa: "Una borsa piena di soldi per il boss"

Arrestato il re dell'eolico Vito Nicastri: "Ha finanziato latitanza di Messina Denaro"

Sono stati arrestati questa notte i vertici di due famiglie mafiose che avrebbero finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, il padrino di Cosa nostra, imprendibile dal 1993. Tra i fermati anche l'insospettabile imprenditore Vito Nicastri, "il signore del vento" come era stato definito alcuni anni fa dal Financial Times. Il re degli impianti eolici del Sud Italia è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

L'imprenditore Nicastri

Il nome di Vito Nicastri era già emerso dai pizzini trovati nell'abitazione dei boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo, arrestati nel 2007. "In quei 'pizzini' - hanno spiegato gli investigatori - si parlava di accordi che riguardavano Nicastri e un altro importante operatore del settore dell'energia rinnovabile, Mario Giuseppe Scinardo".

Gli arresti

Il blitz dei carabinieri ha portato in carcere 12 persone. Sono stati individuati i nuovi colonnelli del superlatitante sul territorio – i capi delle famiglie di Vita e Salemi, Salvatore Crimi e Michele Guacciardi – ma anche altri piccoli gregari che fungevano da snodi dell’organizzazione di Messina Denaro.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, favoreggiamento e fittizia intestazione di beni. Reati tutti aggravati dalle modalità mafiose.

La borsa di Nicastri

L'attività d'indagine svolta dagli inquirenti ha consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata al mantenimento del boss Messina Denaro. Come riporta Repubblica, l'ultima traccia per provare ad arrivare al superlatitante è la "borsa piena di soldi" consegnata da Nicastri, come ha raccontato il cugino acquisito di Messina Denaro che cinque anni fa ha deciso di collaborare dopo essere finito in manette, Lorenzo Cimarosa.

Una borsa piena di soldi, contenente i guadagni di un vigneto comprato a un'asta giudiziaria, che Nicastri avrebbe consegnato a un capomafia trapanese, Michele Gucciardi, dopo aver concluso un affare. La borsa passò prima a Cimarosa e poi a Francesco Guttadauro, oggi al 41 bis.

Dal 2102, anno dell'ultimo segno di Messina Denaro in Sicilia, della borsa non si è saputo più nulla.

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