Cronache

Bagno di folla per il Papa in visita a Prato: "Combattete la corruzione"

Visita pastorale a Prato e Firenze. Bergoglio: "Io pellegrino di passaggio". Poi mette in guardia: "L'illegalità, la corruzione e lo sfruttamento nel lavoro sono un cancro e un veleno per la società"

Bagno di folla per il Papa in visita a Prato: "Combattete la corruzione"

Campane a festa a Prato per l'arrivo di Papa Francesco lungo tutto il percorso per arrivare nel centro della città. Fin dall'alba Piazza Duomo a Prato era gremita di fedeli in attesa del suo arrivo. C'è anche chi ha dormito in sacco a pelo nelle parrocchie per poi recarsi in piazza quando ancora era buio. Decine di giovani nella notte hanno partecipato ad una veglia di preghiera organizzata dalla diocesi.

Dopo l'atterraggio con l'elicottero allo stadio Lungobisenzio, il pontefice ha raggiunto piazza Duomo con la papamobile. Una volta sceso, Bergoglio ha salutato la folla e poi è entrato in Cattedrale. Oltre 5mila persone lo hanno salutato al suo arrivo in piazza Duomo, sventolando le bandiere con i colori del Vaticano, con applausi e continue grida "Viva il Papa".

Tra la folla sono spuntate anche bandiere della Repubblica popolare cinese, sventolate da alcuni cittadini cinesi. A Prato, infatti, si trova la più vasta comunità cinese d'Italia. E proprio parlando della "tragedia dello sfruttamento umano" ha ricordato i sette operai cinesi morti in fabbrica nel rogo di Teresa Moda. L'incidente sul lavoro in Chinatown di due anni fa è stato definito da Bergoglio "una tragedia dello sfruttamento del lavoro umano e delle loro condizioni di vita".

Il Papa ha esortato i pratesi a "non restare chiusi nell'indifferenza, ma ad aprirci". "Ci è chiesto - ha detto - di uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo. Uscire, certo, vuol dire rischiare, ma non c'è fede senza rischio". Papa Bergoglio ha osservato che "di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c'è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta".

"Si preferisce allora - ha continuato il papa - il rifugio di qualche porto sicuro e si rinuncia a prendere il largo sulla parola di Gesù. Ma il Signore, che vuole raggiungere chi ancora non lo ama, ci sprona. Desidera che nasca in noi una rinnovata passione missionaria e ci affida una grande responsabilità. Chiede alla Chiesa sua sposa di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via; di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita".

"Per un discepolo di Gesù - ha detto il Papa a Prato - nessun vicino può diventare lontano. Anzi, non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere. Vi ringrazio - ha aggiunto - per gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell'indifferenza e dello scarto. In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad adottare. Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri 'patti di prossimità, ecco, prossimità, avvicinarsi per essere prossimo".

Combattere fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno della illegalità chede il Papa, concludendo il suo discorso rivolto ai fedeli a Prato, prima tappa della visita pastorale che si concluderà a Firenze, in occasione del Convegno Ecclesiale nazionale della Cei. "Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza - sottolinea Francesco - Ricercare e scegliere sempre la verità non è facile; è però una decisione vitale, che deve segnare profondamente l'esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta e onesta". Per il pontefice, "la sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno. La vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno della illegalità: dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità".

Spostatosi a Firenze, dopo la visita al Battistero, accompagnato dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori, Papa Francesco è uscito dalla Porta del Paradiso e a piedi ha raggiunto il sagrato del Duomo, gremito all'inverosimile per accogliere Bergoglio. E proprio sulla gradinata della Cattedrale anche il Gonfalone di Firenze per rendere omaggio al pontefice. Dal sagrato del Duomo il papa ha salutato la folla radunata in piazza, che lo ha a lungo applaudito, sventolando le bandiere con i colori del Vaticano. Sul sagrato oltre alle autorità civili, il Pontefice ha salutato i vertici della Conferenza episcopale italiana, a partire dal suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale, monsignore Nunzio Galantino. Erano presenti anche il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, e monsignore Cesare Nosiglia, arcivescovo di Firenze e presidente del comitato promotore del quinto Convegno Ecclesiale Nazionale.

Umiltà e disinteresse: sono i due sentimenti che, accanto a quello della beatitudine, Papa Francesco indica alla Chiesa, durante il suo discorso in Cattedrale. Il Papa predica "umiltà: l'ossessione di preservare la propria gloria, la propria dignità, la propria influenza, non deve far parte dei nostri sentimenti". E raccomanda poi "disinteresse: dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L'umanità del cristiano è sempre in uscita, non è narcisistica, autoreferenziale perché quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di se stesso, allora non ha più posto per Dio".

"Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù - ha continuato il pontefice - si disorienta, perde il senso. Se li assume, invece, sa essere all'altezza della sua missione. I sentimenti di Gesù ci dicono che una Chiesa che pensa a se stessa e ai propri interessi sarebbe triste.

Le beatitudini, infine, sono lo specchio in cui guardarci, quello che ci permette di sapere se stiamo camminando sul sentiero giusto: è uno specchio che non mente".

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