Cronache

Bari, arresti domiciliari per l'imam Lorenzini

Il capo della comunità islamica pugliese avrebbe violato il divieto di attività d'impresa utilizzando denaro di un conto corrente sotto sequestro

Bari, arresti domiciliari per l'imam Lorenzini

È finito agli arresti domiciliari l’imam Sharif Lorenzini, capo della comunità islamica pugliese. L’accusa che ha portato la magistratura barese a prendere il provvedimento restrittivo della libertà personale è quella di violazione del divieto di attività di impresa. Secondo la procura di Bari, Lorenzini avrebbe fatto partire cinque bonifici bancari - nell’arco di due giorni - per complessivi 80mila euro da un conto che gli era stato sequestrato dopo le accuse piovute sul suo capo di appropriazione indebita e illecita influenza sull’assemblea. Lorenzini, per quelle accuse, era stato interdetto per un anno dallo svolgimento di attività imprenditoriali. La vicenda parte dalla gestione di una delle sue società di “halal”, aziende dotate del requisito doganale che certifica il confezionamento di prodotti secondo le regole previste dalla religione musulmana. Sempre in base alle accuse, l’Imam Lorenzini si sarebbe appropriato indebitamente di 360 mila euro che appartenevano a questa società causando, inoltre, un danno di 1,8 milioni di euro con la pratica di altre attività fraudolente. I magistrati ritengono che Lorenzini avrebbe voluto estromettere il fratello dalle società “halal” avendo l’obiettivo di realizzare profitti illeciti attraverso un giro di marchi e licenze che riguardavano questo tipo di società. Proprio in ragione delle accuse appena citate, Lorenzini era stato interdetto lo scorso 18 gennaio così come riporta il quotidiano regionale pugliese “La Gazzetta del Mezzogiorno”. La misura degli arresti domiciliari è scattata dopo l’interdizione, quando i magistrati avrebbero accertato che l’imam avrebbe svolto attività di gestione delle società attivando il conto corrente sotto sequestro ed effettuando quelle operazioni che hanno movimentato gli 80 mila euro finiti sui conti correnti di associazioni riconducibili alla sua persona. La magistratura barese sta continuando le indagini per verificare cosa sia successo in dettaglio.

Alla “Gazzetta de Mezzogiorno” il difensore dell’imam Lorenzini ha puntualizzato: “Il mio assistito, dopo l’interdizione, si è astenuto dallo svolgere qualsiasi attività di amministrazione.”

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