Cronache

"Basta spot discriminatori" Il Pd contro le pubblicità sessiste

Presentato al Senato un ddl contro l'uso stereotipato del corpo della donna. Vota il sondaggio

Il cartellone della Festa dell'Unità 2011 che fece scandalo
Il cartellone della Festa dell'Unità 2011 che fece scandalo

Da mesi il tema della violenza sulle donne è entrato con forza nel dibatto dentro e fuori dal Parlamento. Vera emergenza o moda di chi ama riempirsi la bocca con parole come "femminicidio"? Quel che per ora sembra certo è che, in una sorta di neo-femminismo, alcune parlamentari hanno lanciato una vera propria crociata contro maschilismo e sessismo.

Non solo Laura Boldrini che più e più volte ha condannato atteggiamenti sbagliati nei confronti delle donne. Le senatrici del Pd Manuela Granaiola, Daniela Valentini e Valeria Fedeli, capeggiate da Silvana Amati, hanno infatti presentato un disegno di legge intitolato "Misure in materia di contrasto alla discriminazione della donna nelle pubblicità e nei media". Come racconta Libero in un articolo in cui si scaglia contro le "Inquisitrici del Pd, Il provvedimento è presto spiegato: le democrat vogliono vietare l'uso del corpo femminile in spot e pubblicità che "trasmettono non solo esplicitamente, ma anche in maniera allusiva, simbolica, camuffata, subdola e subliminale, messaggi che suggeriscono, incitano o non combattono il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa delle donne".

Basta Belen in intimo che sorride ammiccante dal settimanale patinato, basta Uma Thurman che conturbante sembra proporre un rapporto sessuale al suo interlocutore, basta star e sarlette in atteggiamenti ambigui che campeggiano sui tram o sui cartelloni pubblicitari, insomma. Per chi trasgredisce, multe fino a 5 milioni di euro e l'arresto fino a tre mesi.

Un provvedimento simile è già stato preso dal Comune di Milano che qualche giorno fa ha varato un regolamento per la valutazione dei messaggi da affiggere sugli spazi comunali o delle partecipate, vietando quelli che raffigurano stereotipi avvilenti per la dignità delle persone.

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