Cronache

Salvò la figlia dall'infibulazione: adesso rischia di non vederla più

La donna fece partire la piccola da sola per salvarla dall'atroce pratica dell'infibulazione. Ora la burocrazia rallenta il ricongiungimento

Salvò la figlia dall'infibulazione: adesso rischia di non vederla più

Sono passati più di quattro mesi da quando una piccola bimba ivoriana, di 4 anni appena, arrivò tutta sola a Lampedusa su un gommone soccorso nel Canale di Sicilia. Viaggiava con una giovane donna alla quale la mamma l'aveva affidata per salvarla dall'atroce prativa dell'infibulazione. Zanabou, per paura di essere punita dal marito e da altri parenti, si è subito rifugiata in Tunisia, dove la polizia italiana è riuscita a trovarla.

La donna viene abitualmente contattata via skype dall'educatrice che si occupa di sua figlia ma ogni volta la comunicazione è sempre più difficile perché, a distanza di quattro mesi, la bimba inizia a non ricordare più il passato. La mamma è invece straziata dalla distanza. "Rivoglio mia figlia, se non mi venite a prendere mi rivolgo di nuovo ai trafficanti - riporta Repubblica.it - e salgo sul primo barcone per l'Italia". Ma il ricongiungimento, per diversi motivi, sembra sempre più lontano.

I documenti

In Tunisia, Zanabou è senza documenti, la rappresentanza diplomatica della Costa d'Avorio non si muove per aiutarla e senza titolo di riconoscimento sembra non esserci modo di far arrivare la ragazza in Italia. E nel frattempo la piccola Oumoh si allontana da lei sempre di più. A raccontare cosa sta succedendo alla piccola è la psicologa che la segue nella comunità per minori alla quale è stata affidata dal tribunale dei minorenni di Palermo. "I primi tempi - spiega a Repubblica.it - Oumoh reagiva bene al contatto con la mamma con la quale cerchiamo di farla parlare quasi tutti i giorni via skype. Ma ormai da diverse settimane la piccola è sempre più distratta e lontana da quella figura che vede sullo schermo e della quale probabilmente non riesce più a capire il ruolo. Oumoh è una bimba di quattro anni, che negli ultimi quattro mesi nella sua vita qui a Palermo ha vissuto tante esperienze nuove che finiscono con il sovrastare quella, per altro evidentemente traumatica, vissuta prima in Costa d’Avorio e con la madre". Continua la psicologa: "Si è molto affezionata alle educatrici della comunità che vive come la sua nuova famiglia, ha cominciato ad andare a scuola, a farsi degli amichetti, sta imparando l'taliano e dimenticando il francese. E, ovviamente, dall'altra parte del Canale di Sicilia, sua madre ne soffre disperatamente. Per noi è estremamente difficile cercare di mantenere vivo questo rapporto a distanza, la bambina è insofferente quando la spingiamo a rimanere davanti allo schermo e a colloquiare con la mamma, preferisce scappare via a giocare.

Per ogni giorno che passa il ricongiungimento, quando avverrà, sarà sempre più complicato".

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