Cronache

Black bloc: "Qui per lanciare pietre alla polizia, la Tav non so cos'è"

L'antagonista intervistata durante gli scontri di domenica in Val di Susa. Intanto la procura di Milano chiede il giudizio immediato per i violenti del primo maggio

Black bloc: "Qui per lanciare pietre alla polizia, la Tav non so cos'è"

Si chiama Mara C., ha 19 anni e di mestiere, a quanto pare, fa la black bloc. È stata a Milano, al corteo contro l'Expo conclusosi in una guerra in cui le milizie nere hanno devastato il centro della città meneghina. C'era anche domenica, in Val di Susa, a combattere contro la costruzione della Tav, lanciando pietre contro la polizia.

Ma lei, di cosa sia la Tav, non sa nulla: "Io - ha spiegato al Corriere - vado dove mi chiamano". L'importante è la violenza, l'adrenalina, la lotta. Non il perché.

Domenica non era preparata per la guerriglia. Ma non si è tirata indietro: è andata comunque in prima linea, i suoi compagni le hanno consegnato poi una maschera anti-gas per coprirsi il volto dai lacrimogeni lanciati dalla polizia. "Io sono di Palermo - racconta Mara al giornalista -, ho perso madre, padre e la mia storia". Qualche hanno fa è arrivata a Roma, senza sapere cosa fare. Vive "in giro". E in giro si diverte a partecipare ai cortei dei black bloc. "Sabato - continua Mara - due che conosco mi hanno chiesto se mi andava di venire qui in Piemonte. Ho detto di sì, anche se non ho capito bene a fare cosa, della Tav io non so niente. Siamo partiti in pullman e mi hanno spiegato che bisognava attaccare la polizia. Che dovevo lanciare le pietre, ma non i petardi perché non sono capace. La prossima volta lo farò anch’io".

Va solo dove può lanciare pietre contro la polizia. Parole, queste, che dovrebbero essere lette da chi difende e giustifica i "giovani antagonisti" che da anni distruggono le città italiane. Non c'è nessun ideale dietro, se non quello della guerriglia. "Noi andiamo a tirare le pietre dove ci chiamano - conclude - andiamo ad aiutare i compagni. Loro ci stanno vicini, ci dicono dove passare per non farci prendere, ci danno il Maalox per combattere gli effetti dei gas".

Intanto, il pm di Milano Piero Basilone, a quasi due mesi dalla manifestazione contro Expo, ha chiuso le indagini a carico di cinque antagonisti arrestati in flagranza e ha chiesto al gip il giudizio immediato. L'accusa che pende su di loro è quella di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie come mazze, bastoni e pietre. Tra gli arrestati, quattro sono ancora detenuti nel carcere di San Vittore: Jacopo Piva e Anita Garola, milanesi di 23 e di 33 anni; Davide Pasquale, 32enne di Alessandria, e Mirko Leone, un lodigiano di 27 anni. E poi c'è Heidi Panzetta, 42 anni, che ha ottenuto gli arresti domiciliari. Nel frattempo i carabinieri e gli agenti della Digos stanno esaminando tutti i filmati registrati durante la follia NoExpo. Al momento ci sono una ventina di persone indagate a piede libero, tra loro 5 francesi e 14 greci.

Anche loro probabilmente, come Mara, non sapevano cosa fosse Expo.

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