Cronache

Bomba alla stazione dei carabinieri, quartiere sotto choc

Dopo l'esplosione di un ordigno rudimentale davanti alla Caserma Caccamo di San Giovanni i residenti del quartiere sono spaventati: "Un fatto molto grave"

Bomba alla stazione dei carabinieri, quartiere sotto choc

Il quartiere dorme, con le serrande abbassate, le strade deserte, le metro chiuse e la basilica di San Giovanni a fare da cornice. Sono le 5:30 del mattino, in via Britannia una ragazza cammina a passo svelto per raggiungere il bar dove lavora. Il tragitto è quello di sempre, quello di ogni mattina, e lei è quasi arrivata. Ma stavolta la quotidianità viene interrotta dal boato di un ordigno rudimentale, piazzato da qualcuno davanti alla portone d’ingresso della stazione dei Carabinieri di Roma San Giovanni. A quell’ora, in quel posto, non c’è solo quella ragazza. Di fronte alla caserma di via Britannia 37 c’è una pasticceria aperta tutta la notte, al di là delle vetrine un giovane commesso non vede l’ora di andare a dormire. Guarda con insistenza le lancette dell’orologio ma, ad un certo punto, il tempo si ferma. Anche lui sente lo stesso boato, chiama il titolare e gli dice: “È scoppiata una bombola del gas”. Un po’ tutti hanno pensato la stessa cosa. Per qualcuno, invece, si è trattato di un “tuono”, altri hanno creduto fosse un “fuoco d’artificio”.

Tute bianche, luci lampeggianti e un capannello di giornalisti. Qualche ora più tardi il quartiere sembra un set cinematografico. Ma non si tratta di finzione e le prime agenzie cominciano a parlare di “atto terroristico”. A via Britannia c’è un gran via vai di gente ancora incredula e preoccupata. Le forze dell’ordine se ne sono andate da poco, e i residenti stazionano davanti al luogo dell’esplosione in cerca di notizie. Le loro versioni si assomigliano tutte quante: “È stato un avvertimento perché quella caserma di notte è chiusa: chi ha piazzato l’ordigno non voleva uccidere, ma lanciare un messaggio". Questo è quello che pensa la gente ma, all’alba di stamattina, dentro la Caccamo c’erano più di una decina di agenti.

L'ordigno a innesco ritardato è deflagrato alle 5:30 esatte e, come ha osservato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, avrebbe potuto provocare anche danni ai passanti. Alla fine, per fortuna, la carica esplosiva ha investito solo il portone. "Non ci lasceremo intimidire", è il messaggio del comandante dell'Arma, mentre in serata, dopo la visita del ministro della Difesa Roberta Pinotti, sul luogo dell'attentato è arrivata anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Le indagini sono state affidate ai Carabinieri del Nucleo informativo e del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Roma e ai Ros. Secondo il prefetto Franco Gabrielli, le idee sui possibili responsabili “sono abbastanza chiare”. Al momento è stato aperto un fascicolo per “atti di terrorismo” contro ignoti e le piste battute dagli inquirenti sono molteplici. Sicuramente c’è quella anarchica, “bombarola” per antonomasia, che nel tardo pomeriggio ha rivendicato l'azione.

L’ordigno, un termos metallico riempito con polvere pirica ed innesco, ricordava infatti quello fatto brillare lo scorso maggio nel parcheggio delle Poste di via Marmorata.

Ma se le Poste erano già state oggetto di azioni analoghe, perché stavolta l’obiettivo è cambiato? Perché proprio la Caserma Caccamo? E perché proprio ora? Secondo un residente c’entra qualcosa il clamore mediatico sollevato da quella bandiera del Secondo Reich, paparazzata nella camera di un giovane carabiniere della Caserma Baldissera di Firenze: “Chi c’è dietro non lo so, però si è parlato a lungo della storia della bandiera esposta da quel carabiniere, secondo me tra i due episodi potrebbe esserci un nesso”.

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