Cronache

Borsellino, vent'anni fa la strage di via D'Amelio

ll 19 luglio 1992 a Palermo il giudice veniva ucciso da Cosa Nostra. Napolitano: "Si giunga a verità, ma bisogna scongiurare sovrapposizioni di indagini e pubblicità improprie"

Borsellino, vent'anni fa la strage di via D'Amelio

Il 19 luglio di vent'anni fa la mafia uccideva Paolo Borsellino in via D'Amelio. Insieme al giudice, morirono anche gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Oggi Palermo ricorda il magistrato mentre il dibattito sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa Nostra diventa sempre più rovente. Migliaia di persone sono arrivate nel capoluogo siciliano munite. Sventoleranno l'agenda rossa, il diario del magistrato, scomparsa misteriosamente subito dopo l’attentato.

Le agende rosse hanno "scalato" il monte Pellegrino per raggiungere il castello Utveggio, luogo da cui fino a qualche tempo fa si pensava che fosse partito il segnale per azionare la bomba. "Il castello Utveggio è un simbolo, visto che sicuramente lì c’era un centro del Sisde. Da lì qualcuno avrà visto la colonna di fumo il 19 luglio 1992 e avrà comunicato a chi di dovere che l’attentato era andato a buon fine", ha spiegato Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e ideatore del movimento delle agende rosse. Le iniziative della società civile culmineranno oggi in via D’Amelio dove un albero d’ulivo raccoglie i messaggi e le testimonianze di solidarietà portate negli anni. Quell’albero e quel luogo, però, secondo la famiglia Borsellino non devono "essere meta di rappresentanti delle istituzioni venuti a portare corone di fiori. Vogliamo che ci siano persone che scelgono di fare memoria".

Polemiche che non sono passate inosservate, tanto che Gianfranco Fini, presidente della Camera, farà visita solo in forma privata. In via D’Amelio arriverà in serata anche la fiaccolata organizzata da Giovane Italia che partirà alle 20 da piazza Vittorio Veneto. Parteciperanno, tra gli altri il segretario del Pdl Angelino Alfano, il coordinatore nazionale Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il vice presidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli e l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni.

"Sulle stragi mafiose del '92 "abbiamo finalmente varcato l'anticamera della verità, ora siamo entrati nella stanza della verità. Pensavamo, però, di trovare una stanza illuminata, invece era buia. Qualcuno aveva sbarrato le finestre e qualcuno aveva fulminato le lampadine. Siamo da soli e con le candele", ha dichiarato il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia intervenendo ieri sera a Palermo alla commemorazione di Paolo Borsellino nel ventennale della strage di via D'Amelio.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato ai magistrati di Palermo per ricordare Paolo Borsellino, ha scritto: "Si sta lavorando, si deve lavorare senza sosta e senza remore per le rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di via D’Amelio". Il capo dello Stato poi ha aggiunto che
"si deve giungere alla definizione dell’autentica verità su quell’orribile crimine che costò la vita a un grande magistrato protagonista con Falcone di svolte decisive per la lotta contro la mafia".

Infine, per quanto riguarda le indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia, Napolitano ha assicurato: "È importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione.

Su ciò deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica cui spetta presiedere il Csm e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearità, imparzialità e severità".

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