Cronache

Per la camorra i clandestini sono carne da risarcimento

Nel business dei finti incidenti stradali i clandestini diventano vittime: prima arruolati dalla camorra come manodopera, quando muoiono vengono trasformati in carni da risarcimento

Per la camorra i clandestini sono carne da risarcimento

C' è anche un lato buio e criminale, nel grande imbroglio delle truffe sugli incidenti a Napoli, nel suo hinterland e nel casertano. È la pista che porta verso il coinvolgimento della malavita organizzata nello sfruttamento di questo filone di quattrini apparentemente inesauribile. Ed è frugando su questo versante che salta fuori la storia più raggelante di tutti: quella degli africani morti. Lavoratori clandestini, arruolati dalla camorra per fornire manodopera nelle campagne, quando muoiono vengono trasformati in carne da risarcimento. Anziché farli sparire nel nulla, li si spaccia per vittime di incidenti stradali. L'assicurazione paga. Alle famiglie in Africa arriva se va bene il dieci per cento. Il resto finisce in tasca ai clan che gestiscono la vita e la morte dei clandestini del pomodoro.

In molto di ciò che accade a Napoli e dintorni è difficile distinguere la realtà dalla leggenda. Ma in questo caso i racconti sono tanti, simili, e provengono dal mondo degli addetti ai lavori. Racconti dettagliati, si badi. La macchina della truffa parte appena uno dei lavoratori in nero dell'agro napoletano e casertano muore. Si tratta di esseri umani che ufficialmente per lo Stato italiano non esistono. Il primo passo per gli emissari dei clan - quasi sempre lo stesso clan che ne ha curato l'ingresso in Italia e il «collocamento» lavorativo - è quello di procurarsi attraverso i canali diplomatici una delega a rappresentare gli interessi della famiglia. A quel punto il corpo del poveretto viene piazzato su una strada. A volte, per rendere più credibile la messa in scena, il cadavere viene investito. Poi, grazie alla solita rete di medici e liquidatori compiacenti, parte la pratica dell'indennizzo. E volano rimborsi da centinaia di migliaia di euro, di cui in Africa arrivano solo le briciole.

È l'aspetto più cupo di un fenomeno che a Napoli conoscono bene. Mentre nel resto d'Italia gli imbrogli alle assicurazioni sono un malcostume spontaneo e diffuso, un'incarnazione dell'arte di arrangiarsi dove il cittadino che fa il furbo a volte non è nemmeno consapevole di commettere un crimine, a Napoli il dilagare delle truffe ha una delle sue spiegazioni anche nella mano pesante della criminalità organizzata. Non è l'unico affare che la camorra consuma sul mercato delle assicurazioni: sono i clan a gestire anche il racket dei tagliandi falsi, che permettono al trenta per cento dei veicoli napoletani di circolare senza copertura. Ma il business più ricco è quello delle truffe. Secondo una stima che circola negli ambienti delle compagnie, almeno il 15 per cento dei risarcimenti versati ogni anno in seguito agli incidenti finisce nelle casse della criminalità organizzata. Il meccanismo più diffuso è quello della cessione del credito: la vittima di un incidente, reale o fasullo, passa i suoi diritti a un'agenzia collegata ai clan. È questa agenzia da quel momento in avanti a occuparsi di tutto: trova i testimoni, corrompe i medici, assolda i liquidatori.

Anche per questo, recentemente la Procura di Napoli ha annunciato la costituzione al suo interno di un pool specializzato in truffe alle assicurazioni: ma perché divenga operativo passerà ancora del tempo.

Commenti