Cronache

"Abbandonati dalle istituzioni". È caos sulle case in edilizia agevolata

È una guerra senza esclusione di colpi quella tra vecchi e nuovi proprietari degli alloggi di edilizia agevolata. A Roma ce ne sono almeno 200 mila e la questione è finita anche al centro di alcuni emendamenti alla manovra

"Abbandonati dalle istituzioni". È caos sulle case in edilizia agevolata

È una guerra senza esclusione di colpi quella tra vecchi e nuovi proprietari degli alloggi di edilizia agevolata. A Roma ce ne sono almeno 200 mila e la questione sta assumendo i contorni di una vera e propria emergenza sociale (guarda il video).

È cominciato tutto da una decisione della Cassazione. Con la sentenza numero 18135 del 2015, infatti, le Sezione Unite hanno ribaltato una prassi che nella Capitale era consolidata da quasi un trentennio e messo nero su bianco che gli immobili di edilizia convenzionata dovevano essere venduti ad un prezzo più basso di quello di mercato. Da quel momento, di fatto, è stato riconosciuto ai nuovi proprietari il diritto ad ottenere la restituzione della differenza. E questo ha inevitabilmente messo in ginocchio migliaia di famiglie che oggi rischiano di dover sborsare cifre stratosferiche. È il caso del signor Luciano. Nel 2010 ha venduto il suo appartamento nel quartiere Vigne Nuove per 175 mila euro e in forza di quella sentenza ora si trova davanti ad un bivio: pagare centinaia di migliaia di euro oppure perdere la casa. “Il giudice civile - spiega - mi ha condannato a pagare quasi 150 mila euro”. E in attesa dell’appello, Luciano, si è visto costretto a stipulare un accordo con la controparte per evitare il peggio. “Ho dovuto prendere un prestito di 22 mila euro per scongiurare il pignoramento della casa, dello stipendio e dei conti correnti”. È una situazione disperata per questo padre di cinque figli che a dicembre scorso ha avuto un infarto. “Vivo un’angoscia inimmaginabile che - ci confida - mi ha rovinato la salute”.

Eppure anche lui a suo tempo è stato un acquirente. Ed anche lui aveva pagato l’alloggio di 50 metri quadrati finito al centro della disputa a prezzo di mercato. Ma l’idea di rifarsi sul suo venditore non lo sfiora neppure. “Non voglio rivalermi su di lui perché - racconta - non voglio speculare sul prossimo come stanno facendo con me”. Una decisione identica a quella presa dalla maggior parte degli ex proprietari finiti alla sbarra. Nelle aule di giustizia della Capitale pendono più di 350 procedimenti analoghi. Ed è proprio per scongiurare lo stillicidio giudiziario che Marianna ha trovato un accordo con il suo compratore: “Dovevo restituire 245 mila euro, sono entrata nel panico, mi è crollato il mondo addosso, e alla fine mi sono accordata con il compratore e gli dato 60 mila euro”. Quei soldi però non è stato facile metterli insieme: “Abbiamo dovuto usare il Tfr di mio marito - spiega commossa mentre ricorda quei giorni difficili - e adesso lui non può andare nemmeno in pensione”.

La parola che più spesso ricorre sulla bocca di queste persone è “ingiustizia”. Ed ognuno di loro si sente una “vittima”. “Ci accusano di essere imbroglioni e speculatori - attacca Claudia - ma noi siamo gente onesta ed abbiamo fatto tutto seguendo le regole”. Lei, ad esempio, il suo alloggio di Malafede lo ha venduto ad appena 5 mila euro in più di quello che lo ha pagato. Adesso però il suo acquirente le chiede indietro 187 mila euro. “Non solo io non ho avuto nessun tipo di indebito guadagno - si difende - ma credo che anche chi mi ha venduto quell’appartamento al prezzo di mercato non abbia fatto nulla di indebito”. “Il Comune di Roma ci ha dato il nullaosta alla vendita”, gli fa eco Dario agitando la documentazione a sostegno delle sue parole. Stesso discorso vale per “i notai che hanno rogitato, le agenzie immobiliari alle quali ci siamo appoggiati e le banche che hanno erogato il mutuo: nessuno ci ha dato alcun indizio riguardo l’esistenza di questo vincolo e noi abbiamo proceduto alla vendita”. Ecco perché, commenta, “ci sentiamo violentati, abbiamo fatto tutto secondo la legge e secondo prassi e dettami dell’epoca”.

Un errore di sistema, insomma. E se il capogruppo azzurro in Campidoglio, Davide Bordoni, aveva annunciato l’interessamento dell’ufficio legislativo di Forza Italia per “predisporre una modifica di legge”, la questione è affrontata anche da alcuni emendamenti alla manovra. In particolare ce n’é uno, quello a firma del relatore pentastellato, Emiliano Fenu, “che permetterebbe di pagare l’affrancazione dell’alloggio non solo all’attuale proprietario ma anche a tutti quelli che ne hanno interesse”, spiega Dario. Quindi versando al Comune di Roma qualche migliaia di euro gli ex proprietari potrebbero finalmente liberarsi di questo fardello.

E mentre c’è chi parla già dell’ennesimo condono, i venditori si difendono e si appellano alle istituzioni: “Il condono si fa quando qualcuno commette un illecito, ma le nostre compravendite - ragiona Claudia - erano in regola”.

Commenti