Coronavirus

È caos nei monitoraggi che decidono gli spostamenti tra Regioni

Ritardi, omissioni e criteri diversi alla base delle riaperture tra le Regioni. Il biologo Bucci: "Non abbiamo dati attendibili e li usiamo con parametri sbagliati"

È caos nei monitoraggi che decidono gli spostamenti tra Regioni

Ritardi di due settimane o più, criteri diversi per ogni Regione, nessun campionamento statistico: sul monitoraggio dei contagi regna il caos. Ed è su questi dati poco omogenei che il ministero della Salute e l'Istituto superiore della Sanità stanno lavorando per valutare la riapertura delle Regioni prevista per il prossimo 3 giugno.

Come riporta il Corriere, negli ultimi giorni ci sono state diverse segnalazioni di anomalie nei report delle Regioni e tutto questo mette a rischio il sistema. "Il fatto che la Regione sia titolare del monitoraggio espone a comportamenti di tipo opportunistico", ha affermato il professor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che analizza le relazioni. "È ovvio che se chiedi alle Regioni di fornirti dati decisivi su aperture o chiusure, saranno loro a determinare quali e come darteli seguendo logiche politiche interne", ha dichiarato il biologo Enrico Bucci. E così i dati sono soggetti a diversi fattori con il grande rischio di danneggiare l'intero sistema. Dal governo arriva quindi l'invito a fornire i numeri con "più accuratezza" visto che dalle Regioni giungono report che non sembrano essere poi così utili per delle analisi serie della situazione.

Un aspetto rilevante, ad esempio, è quello dei tamponi. Nei monitoraggi settimanali viene indicato solo il numero, senza alcune importanti precisazioni: a chi è stato fatto il test? Si tratta del primo tampone o del secondo, di conferma? È stato testato un asintomatico o no? Domande che non trovano risposte e che impediscono di svolgere una indagine accurata. "Secondo gli standard internazionali - ha spiegato il professor Cartabellotta -, bisognerebbe fare 200/250 tamponi al giorno per 100mila abitanti. Ma pochissime Regioni hanno aumentato i tamponi diagnostici. Se la curva peggiora, verranno in superfice solo i casi di chi si aggraverà in maniera tale da dover andare in ospedale. E questo potrebbe accadere all’improvviso con tutte le gravi conseguenze che abbiamo già visto". Altro aspetto importante quello delle terapie intensive. I numeri dei ricoverati diminuiscono giorno dopo giorno, ma si tratta di decessi o estubati? Nessuno lo precisa. Per non parlare poi del Rt, l'indice di contagiosità sempre sotto stretta osservazione, che non si basa su dati parametrati. Come spiega poi il Corriere, per stabilire in modo corretto l'Rt, le Regioni dovrebbero fornire la data di insorgenza dei sintomi.

Tra errori, omissioni e incapacità, sui dati regna un gran caos che va a influenzare il già lento ritorno alla normalità. "Servirebbe anche un campionamento dei dati - ha spiegato Enrico Bucci -. Non abbiamo dati attendibili.

E li usiamo con parametri sbagliati".

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