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Caos Palermo, sentenza già scritta? Ecco perché vogliono il club in serie C

La Corte Federale d'Appello è chiamata a decidere il futuro del Palermo calcio, ma ad intrecciarsi sono gli interessi di più club che gioverebbero della retrocessione d'ufficio della società rosanero

Caos Palermo, sentenza già scritta? Ecco perché vogliono il club in serie C

È il giorno della verità. Oggi a partire dalle 14.30 la Corte Federale d'Appello deciderà il futuro del Palermo. Un futuro, a dire il vero, appeso ad un sottilissimo filo tra il baratro della C e la speranza di una serie B da tenere stretta con le unghia e con i denti. Ad oggi con il Palermo in serie C, il club rischia di perdere un patrimonio sportivo ed economico che mortifica un'intera città. Eppure, sono tre le possibilità che si prospettano e su cui farà leva il pool di legali rosanero per provare a ribaltare la sentenza di primo grado, emessa dal Tfn. La prima - e forse anche la più improbabile - il Palermo ribalta la sentenza di primo grado del Tribunale federale nazionale e la Corte dà mandato per inserire i rosa nella griglia dei playoff. Risultato? Le partite fin qui giocate andrebbero ripetute con la conseguenza di una pioggia di ricorsi, proveniente dalle altre squadre interessate. Seconda possibilità: parziale accoglimento dell'istanza del Palermo, con una forte penalizzazione che comunque permetterebbe ai rosa di mantenere quantomeno la categoria ed evitare il crac finanziario, oppure, come terza possibilità la Corte potrebbe confermare il verdetto del tribunale federale nazionale retrocedendo i rosa in serie C.

In quel caso il ricorso prenderebbe la via della doppia giustizia, quella ordinaria, e quella sportiva con il terzo grado al Collegio di Garanzia del Coni, che però, non entra nel merito delle sentenze e valuta solo la legittimità del percorso della giustizia federale. Un assist prezioso, su cui sta lavorando il team di legali, arriva dalla Cassazione: per i giudici della Suprema corte il Tribunale del riesame di Caltanissetta ha evidenziato che l'operazione di cessione del marchio non sarebbe stata fittizia. E dato che questa operazione è al centro dell'accusa della Procura, potrebbe cadere l'intero impianto accusatorio. Basterà? Non è detto perché gli interessi che girano intorno alla retrocessione del Palermo sono altissimi. Una sostanziale differenza tra gli ordinamenti, sportivo e ordinaria, riguarda l’onere della prova. Nell’ambito della giustizia ordinaria il presupposto necessario da cui partire è la presunzione di innocenza dell’imputato ed è l'accusa che deve dimostrare la colpevolezza dell'imputato. Nell'ordinamento sportivo, invece, vale il principio inverso, ed è l'imputato a dover provare la propria innocenza.

I tifosi fremono, attendono di conoscere il futuro di un club che è un patrimonio da tutelare. Oggi almeno in mille, ma se ne attendono molti di più provenienti da tutta Italia, sfileranno a Roma sotto gli uffici della Figc per manifestare e per gridare che "Palermo merita rispetto". Sanno che il futuro del club è appeso ad un filo sottilissimo e sanno che i rosa rischiano di finire nel tritacarne dei giochi della politica. Il Procuratore federale, che ha chiesto la retrocessione del Palermo in Serie C, è lo stesso che sei anni fa era prefetto di Roma. Lo stesso che ha assegnato la scorta al plenipotenziario del calcio Claudio Lotito. Un servizio scorta di cui Lotito gode da diversi anni e che costa ai contribuenti italiani ingenti risorse. Tanto che la rivista Polizia e Democrazia si chiede: a chi spetta la scorta e perché? Citando tra gli altri proprio l'utilità della scorta per il patron di Lazio e Salernitana Lotito.

Il presidente della Corte Federale d'Appello, Sergio Santoro, indagato dal dicembre 2018 con l'accusa di corruzione in atti giudiziari per una serie di sentenze amministrative aggiustate - secondo i magistrati capitolini - a suon di mazzette. Claudio Lotito, presidente della Lazio per la quale Santoro, come componente della commissione dei Saggi, ha espresso parere favorevole per l'assegnazione dello scudetto del 1915 alla Lazio, ex aequo con il Genoa, esattamente 100 anni dopo la disputa del campionato italiano interrotto per la prima guerra mondiale. Ad oggi, come spiega il Tempo, la federazione non ha ancora preso una decisione ufficiale al riguardo.

Insomma il Palermo ha già dovuto ingoiare la decisione del consiglio direttivo della Lega di B di rendere immediatamente esecutiva una sentenza di primo grado. Un verdetto preso dalla governance della Lega B, in palese conflitto di interessi. Dato che come si legge sul sito ufficiale, il collegio è formato dal presidente della Lega di B Mauro Balata e da otto consiglieri più o meno beneficiari della retrocessione del Palermo in C. A partire dal vicepresidente Marco Mezzaroma, patron della Salernitana, da Stefano Bonacini, proprietario del Carpi, Paolo Rossi, presidente della Cremonese, Massimiliano Santopadre, presidente del Perugia, Oreste Vigorito, presidente del Benevento, Daniele Sebastiani, presidente del Pescara, e due indipendenti, Maurizio Felugo, ex pallanuotista, e Francesca Pellegrini, avvocato ed esperta di diritto sportivo. Grazie a quel provvedimento la Salernitana di Lotito si è salvata, il Perugia è entrato ai playoff, mentre Benevento e Pescara hanno ottenuto un migliore piazzamento nella classifica dei playoff.

Intanto da giorni è partito un hashtag #giustiziaperilPalermo, quella che si attendono tutti.

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